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LETTERA DI UNA FIGLIA AL COSIDDETTO PADRE

LETTERA DI UNA FIGLIA AL COSIDDETTO PADRE. "Come posso chiamare un padre PAPÀ? Come voler bene a te, che sei sempre sparito? Non mi hai mai pensato, mai vacanze insieme. Non ci hai mai tenuto a vedermi, e neppure sentirmi. Nei momenti più difficili non ci sei stato MAI. Capisco, sono più importanti le partite, e le donne. Non sei neanche geloso dell'uomo che mi ha cresciuto al posto tuo. Quante volta ho aspettato alla finestra che tu venissi a prendermi. Aspettavo per ore, prestando ascolto ad ogni rumore di macchina o di cancello, o di cane che abbaiava. Niente. Tu non arrivavi, non sei arrivato mai. Ero io, TUA FIGLIA!!! Io che non riesco a fidarmi degli uomini perchè ho paura siano come te. Mi sento così piccina, fino a scomparire, quando vedo il rapporto -bello, brutto, ma un rapporto cazzo- che hanno le altre con il padre. Il loro eroe, il primo grande amore, al limite, lo stronzo da odiare. Ma non da odiare per l'indifferenza penetrata dentro goccia a goccia. Di te ho solo il ricordo dell'abbandono. Ho cercato di lasciarmi ogni volta tutto alle spalle. Perché io cercavo amore, avevo terribilmente fame e chi ha fame perdona. Ma fino a quando? Fu sempre la stessa storia! Non ho più 8 anni, e la favola di mamma per difenderti: "Ma no, vedi, tuo padre non si è scordato di venirti a prendere, forse ha fatto tardi al lavoro. Ma ti pare che si scorda di te!?". Bè, questa favola non regge più! Ora, a 26 anni, posso dire che io quello che ho potuto l'ho fatto. Ormai non provo più rabbia, nè delusione, solo il lago freddo dell'indifferenza trova spazio dentro me. E voglio aggiungere una cosa. Quando due persone si lasciano e ci sono di mezzo i figli, non fateli soffrire MAI! Siate sempre al loro fianco e non fategli mancare niente, sopratutto la vostra PRESENZA ed il vostro AFFETTO. Questo è quello che io mi sarei aspettata e avrei desiderato da te. Solo un po’ d'amore". (A Battantier, Memorie di un amore, Lettera di una figlia al padre, Jessica Encanto, 2018).

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SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e