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Carlo Chicchessia: Quando soffrivo di attacchi di panico (51A, imprenditore)




Sono sempre stato un tipo tranquillo, carino, con me si trovano tutti a loro agio...tranne me.
Da solo balbetto e mastico le mie parole, eppure in pubblico no, mi sforzo di parlar lento e adagio mi faccio capire.
Mi sudano le mani ed i piedi. Tengo, come tutti, i piedi nelle scarpe e quindi nessuno se ne accorge.
Tengo le mani in tasca e le sfrego prima di salutare chicchessia.
La prima volta? Sudorazione, tachicardia, oppressione dell'anima o dir si voglia, terrore di morire ora, adesso, ecco, all'improvviso.
In ascensore. Non vennero i soccorsi ma Furvietto, il portiere dello stabile 43.
Ok, faccio le scale, ed invece, di nuovo, ancora una volta tornando a casa, a piedi.
Fisicamente, lo accertai, non avevo niente, eppure, ad ogni esame andato bene, aumentava la paura di star male.
Non si può capire, ed ho capito negli anni (3) che solo chi aveva il mio problema potesse rinfrancarmi (ed io a loro).
Poi ho capito che forse dietro c'era qualcosa.
Io non sono bravo a scrivere però, se prima stavo bene e poi, un giorno qualcosa è successo, allora un motivo ci sarà.
Fisicamente stavo bene, lo capite?
Io ho accumulato tanto dolore, e tanta fatica di andare avanti.
Ma lo strumento fantastico del mio cervello è andato avanti, mi ha condotto verso lidi lontani, un diploma brillante, un lavoro che mi...avrebbe dovuto gratificare, ed una donna che...avrebbe gratificato chicchessia. Ma non me,
il mio cervello mi ha fatto fare tanta strada, ma io...non ci volevo andare, io non volevo seguire, io non ho ascoltato la mia pancia, il mio cuore e l'anima che in mezzo dentro qua di me se ne stava ad aspettare, e sempre più costretto ho scelto troppe volte secondo coscienza, quando avrei potuto scegliere secondo incoscienza. Rimorsi, rimpianti, libertà tradita per un piatto di noccioline e per uno strano senso del dovere che mi ha condotto a dover essere un cretino, uno sciagurato che non ha ascoltato il tempio mio che è il corpo. Stanno cambiando tante cose, ed una per tutte, è questa qua: quando posso faccio quello che mi va e se non mi va, mai sia.
E ascolto l'anima prima ancora che ascoltare chicchessia.

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