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LA FINESTRA ROTTA (di Andrea Battantier)

    LA FINESTRA ROTTA. OGGI RIPARIAMO L'ITALIA. "Se c'è una finestra rotta, prima o poi finisce che vengono rotte pure le altre. Le persone si lasciano influenzare dall'ambiente circostante. Se la finestra viene subito riparata, e qualcuno vigila sulla finestra, e se il colpevole viene punito o, meglio, invitato a ripararla, forse la situazione può migliorare. E se poi vicino alla finestra si mettono vasi da fiori e tutti mettono fiori alle finestre, si aggiusta non solo la finestra ma pure, poco a poco, la città. Noi ragazzi non siamo tutti cattivi, ma siccome in Italia ci sono un sacco di cose che non vanno, allora  ci adeguiamo...al peggio. Ricordo che giardinetti misero dei giochi per bambini. È vero che molti ragazzi hanno distrutto gran parte dei giochi, ma è pure vero che non c'era manutenzione. I giochi iniziarono a scricchiolare, a cigolare, a perdere bulloni. Ricordo genitori che portavano da casa chiavi inglesi ed olio e fil di ferro per aggiustare. Ma nessuno veniva a riparare i giochi, nessuno curava il giardino, nessuno lo controllava, e poi i giovani annoiati dalla vita (ma pure stupidi) hanno fatto il resto. Un giardino perfetto rende più difficile l'imperfezione e l'abbrutimento. Ed anche il controllo, sapere che tutti vogliono bene e tutelano il giardino, il quartiere, la città. Ma in Italia per esempio molti fanno quello che gli pare. Correre in macchina fregandosene dei pedoni e ciclisti. La monnezza buttata in giro che, prima vedi un sacchetto, poi due, e alla fine un mucchio alto sei metri. I parcheggi in doppia fila, o sulle strisce, davanti le scuole di mia sorella. Cioè non si riesce neanche a passare con un passeggino o una cartella. Ma alla fine nessuno interviene con multe o qualcosa che li dissuada (oddio ci vorrebbe il crick ma non se pò dì, sennò m'abbassano il voto del tema). Io comunque un'idea per migliorare l'Italia ce l'avrei. Se qualcuno (ma non solo uno o due, ma piccoli gruppi di cittadini attivi e organizzati) inizierà a dare un buon esempio, forse, un poco alla volta anche gli altri tenderanno a seguire questo esempio. Amici di mio fratello (un po' teppistelli) sono stati a Brighton e a Londra. E la cosa buffa è che erano più  rispettosi delle regole di convivenza degli inglesi stessi. Insomma sono cambiati, non buttavano neanche le sigarette a terra. Mi piacerebbe dare vita a gruppi di cittadini che diano l'esempio, una testimonianza che un altro mondo è possibile. Ho 16 anni ed amo ancora l'Italia e, prima di abbandonare il mio paese, come ha fatto mio fratello, vorrei provare a cambiare una finestra ed a metterci dei fiori. Ma non dei crisantemi. W l'Italia". (Andrea Battantier, Memorie di un adolescente, Fabio Bir, 2014, MIP LAB 13.3)

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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e