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IL FATTORE IRONIA

IL FATTORE IRONIA. "Forse dovremmo imparare a conviverci con l'ironia, visto che le nostre vite sembrano esserne piene. Alle volte si dice: 'È un persona dotata di una certa ironia'. Sarebbe bello bere ironia nel latte materno. Poiché può avere un ruolo educativo nella vita di tutti i giorni. Essa è al servizio di un'ombra speciale, che tuttavia ci svela visioni di un mondo nuovo e più luminoso. Da un'altra prospettiva l'ironia ti morde sempre. Tuttavia, si può impedire che l'ironia si tramuti in un boomerang che colpisca sempre i più stupidi, i più superficiali, i più cattivi e quelli che fanno più rumore? Mi dispiace, la risposta è 'no'. L'ironia se ne frega di tutto questo. In special modo quando non è accompagnata da intelligenza, lealtà e, soprattutto, sensibilità d'animo". (M. Thompson Nati, The paradoxes of Ego, 1995). 


THE GIGGLE FACTOR. "Well, maybe we should learn to embrace the irony because there seems to be a lot of it in our lives. Sometimes we say: It fills a person with irony. It would be nice to drink irony in milk. Irony can have an educational usage even in daily life. Irony is put into service to make us believe in the existence of the shadow. Howewer this shadow seems to be offering us a vision of a reformed and brighter world. From another angle, irony always bites you. Howewer, can we prevent irony becoming a boomerang which always strikes the shallowest, the dumbest, the meanest, and the loudest? I'm sorry, the answer is 'no'. Irony doesn't care about all of that. Irony is not always naturally gifted with intelligence, loyalty and, above all, human sensibility". (M. Thompson Nati, The paradoxes of Ego, 1995).

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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

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(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e