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L'INVENTORE DEI SOGNI

L'INVENTORE DEI SOGNI. "Peter ha 10 anni, è sempre distratto. Come me. I miei genitori, gli insegnanti, i grandi insomma, dicono che sono strano, particolare, difficile. Come Peter. Quando leggo questo libro penso che sono io e lui è me. Io alle volte me ne sto da solo, a pensare ai fatti miei. Ma pare che questa cosa non sia bella in società. Tutti vogliono sapere a cosa penso, perché vorrebbero farmi pensare come loro. Io nel mondo mio ho come un mondo di magia, e il sogno abbraccia la realtà.
A me per esempio piace entrare nelle vite dei gatti, mi piace seguirli piano piano e andare dove vanno loro. Un giorno mi sono arrampicato su un tetto e sono rimasto lì a guardare il tramonto. Mia madre voleva chiamare i carabinieri perché aveva paura che cadessi. Poverina, aveva ragione. Ma io non sarei mai caduto, perché dentro mi sentivo un po' gatto. Sono belli i gatti, sono belli tutti gli animali. Lo sapete che anche il mio amico Peter alle volte lascia il suo corpo ed entra in quello del suo gatto? E nel frattempo lo spirito del gatto entra dentro Peter. Io ci credo a queste cose, ma se lo racconti ai grandi ti guardano con quel sorriso un po' idiota,  quel sorriso di chi pensa di essere più furbo di te e che pensa che l'idiota sei te. Mio padre mi guarda spesso con questo sorriso. Lui pensa di avere capito il mondo. Lui non accetta proprio che io possa avere un mondo tutto mio da costruirmi. Io penso che il mondo si può costruire, prima nei sogni, e poi lo si migliora nella realtà.
Un giorno Peter fa scomparire la sua famiglia con una crema. Io pure penso che vorrei fare scomparire la mia famiglia, ma solo per farla entrare nel mio mondo e per fargli capire che senza sogni la vita è molto noiosa. Io sogno così tanto perché ho paura che quando si diventa grandi non si sogna più. Allora voglio fare una scorta di sogni. Sarebbe bello continuare a sognare e a divertirsi anche da grandi. Cerco di farglielo capire, ma mica è facile con i grandi. Ci vuole pazienza. Molta più di quella che loro hanno con me". (Memorie di un bambino, A. Battantier, Vitto Kii, 12 anni, 2019).

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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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