Passa ai contenuti principali

MA NOI SIAMO GOCCE

(Estratto dalle "Interviste alle suore". Documentario realizzato da A.Battantier, presso le piccole sorelle di Gesù, 3 Fontane, Roma, 2001) 

 …E’ il gesto che compie l’azione. La parola è un male che cerco di sopportare. …Il mio cuore è debole e gioca con le piccole cose; è spalancato, vuoto da tutto perché innamorato. …Vorrei lavorare di più, la sera dico "Signore, avrei potuto fare ancora!". Il giorno dopo so quello che mi aspetta: il sole negli occhi di ogni fratello. …Oggi una mia sorella piangeva, mi ha detto che non riusciva a fare; il suo amore è una goccia nel mare. Ma noi siamo gocce, le ho detto, e ci siamo abbracciate. …Là dove non c'è acqua la goccia è benvenuta. …Mi presenterò senza sapere se mi vorrà, senza sapere se c'è. Lo aspetterò. Perché io credo in lui e questo basta. …Il problema della fede è sempre esistito in me. Una parte di me protesta per non poter vedere, sentire, toccare il mistero. Ma la protesta prende la testa, non il cuore. Nel mio cuore non c'è spazio per la protesta. …Sono sempre molto attenta alle vicende del mio paese. Noi non ci dobbiamo chiudere, dobbiamo vivere ogni giornata come esseri umani, non come paladine della santità. …La via per la santità porta all'aridità. Ci sono cose troppo importanti per pensare anche alla santità. …Io non ho ragione, devo solo fare, ascoltare, non dire, riascoltare e ascoltare. …Non mi sentirò mai sicura fino a quando ci sarà un bambino che piange. …Crisi ne ho avute tante. Ogni notte mi abbandono, mi lascio andare allo sconforto. C'è chi pensa che le suore, le missionarie, siano creature senza paura, che vivono alla luce del Signore. Non è vero. Io vivo nella luce, ma non sempre. Ma è questo che mi dà la forza di andare avanti. Il buio mi dà la forza di cercare la luce. Io ho fede perché vivo nel buio. …Il segno tangibile dell'esistenza di Dio?…Adesso, adesso non mi sovviene. Dio non lascia segni. Siamo noi che dobbiamo lasciarli. …Io invece vorrei sondare il mondo alla ricerca del mio Dio. Lo sento sempre accanto a me. Mi domando perché. Non mi scordo mai che lui è accanto a me. …La forza la trovo negli altri, in tutti quelli che soffrono. Se non ci fossero i sofferenti mi accascerei al suolo, mi sgonfierei senza più alcuna forza. …Dio per me è solo un effetto sconvolgente. Tutto il resto non mi interessa. …Sono rimasta colpita dalla fede 14 anni fa. Colpita perché ho sentito un colpo nel cervello, mi sono sentita devastata, ma più si annullava la mia mente più caldo diventava il mio cuore. Anche dopo questa esperienza, non volevo diventare suora. Qualcosa mi ha portato via la mente ma mi ha dato infinitamente di più. Adesso, ad esempio, mi meraviglio di parlare con voi. …Non è complicato credere in Dio. Il difficile non è farsi rapire dalla sua forza ma dalla sua debolezza. Credo nel Cristo flagellato più che nel Giudizio Universale. …Sostengo ogni giorno la mia piccolezza. E' così pesante. In chiesa non ci andiamo tanto. Seguiamo il Vespro, per riposarci. La Chiesa, le panche, sono fatte per riposare. La vera chiesa è dentro di noi. …La divisa non mi pesa. Mi annulla, ho due tonache. In 11 anni non le ho ancora mandate in sostituzione. Le alterno, una alla settimana. …Nessuna di noi è sicura. Nessuna di noi è saggia. Non ci serve essere saggi. Dobbiamo solo porci al mondo, semplicemente. …Non siamo buone. Non lo sappiamo neanche noi come siamo. Abbiamo solo tante cose da fare. …Io mi occupo della lavanderia. Cerco di metterci tutta la cura che posso perché le mie sorelle, con gli abiti puliti, mi daranno la gioia. … Se Dio è l'infinito io sono niente. Se Dio è l'universo io non sono il più piccolo pianeta, sono niente. Se Dio è la montagna, io non sono il sassolino, sono niente. Se Dio è il cielo io non sono il gabbiano, sono niente. Se Dio è questo bambino che piange, io sarò accanto a lui a baciarlo e a soffiargli il naso. …Cosa manca alla mia vita? Tutto quello che non ho. E Dio me lo dà. …Sono angosciata per quello che non faccio. E quello che faccio non mi soddisfa. Vorrei sbagliare di più. Credere troppo porta a non sbagliarsi. Vorrei non dover pregare più. Pregare è un automatismo, è lanciare un sasso nell'acqua per vedere il cerchio. …Ho respinto il mio dolore abbracciando il dolore dei miei fratelli. Chi mi ringrazia non sa che mi ha salvato. …L’armonia non l’ho mai trovata in convento. In convento ho trovato un po’ di silenzio e una piccola camera di legno. Non cerco ancora l’armonia. L’armonia sarà la mia ultima domanda. …Ringrazio Dio perché non l’ho mai sentito né visto. Tendo le orecchie. Non avrò sue notizie fino a quando cercherò di pensare. Lui è la mia mente. E il mio cuore è la mente che non sa di pensare.

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e