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'A LIVELLA

Buttando un occhio a qualche sepoltura:

"Qui dorme in pace il nobile marchese,
Signore di Rovigo e di Belluno. Ardimentoso eroe di mille imprese, morto l'11 maggio del'31".

'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto.
Sotto 'na croce fatta 'e lampadine.
Tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto.
Cannele, cannelotte e sei lumine.

Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
ce stava 'n 'ata tomba piccerella abbandunata, senza manco un fiore, pe' segno, sulamente 'na crucella. E ncoppa 'a croce appena se liggeva:
"Esposito Gennaro, netturbino".

Questa è la vita! 'ncapo a me penzavo
Chi ha avuto tanto e chi nun ave niente.

Tutto a 'nu tratto, che veco 'a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia:
Era 'o Marchese, c'o' tubbo, 'a caramella e c'o' pastrano.
Chill'ato apriesso a isso un brutto arnese, tutto fetente e cu 'nascopa mmano.
E chillo certamente è don Gennaro.

Quanno 'o Marchese se fermaje 'e botto s'avota e tomo, tomo, calmo, calmo, dicette a don Gennaro: "Giovanotto!"
Da voi vorrei saper, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna accanto a me che sono blasonato!
La casta è casta e va, si rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura.
La vostra salma andava, sì, inumata, ma seppellita nella spazzatura.
Ancora oltre sopportar non posso
la vostra vicinanza puzzolente.
Fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente.

"Signor Marchese, ma chi te cride d'essere, nu ddio?
Ccà dinto, 'o vvuo capi, ca simmo eguale?
Muorto si'tu e muorto so' pur'io;
Ognuno comme a 'na'ato é tale e quale".

"Lurido porco! Come ti permetti
Paragonarti a me ch'ebbi natali
Illustri, nobilissimi e perfetti!

'A morte 'o ssaje ched' è?
È una livella.
Suppuorteme vicino, che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive
Nuje simmo serie, appartenimmo à morte!

(Giacomo Rondinella /Antonio De Curtis, amato Totò, riduzione)



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