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GRAZIE PROFESSORESSA

GRAZIE PROFESSORESSA. Mica siamo tutti uguali. Ho bisogno ancora dei miei tempi. Ci provo ad impegnarmi. 
Ho cambiato tanto dentro me. 
Grazie professoressa Patrizia, che mi hai capito e amato per quello che sono e per quello che forse un giorno sarò. 
Perché Patrizia non mi ha fatto arrendere, mentre altri professori mi ridevano in faccia, minacciandomi di bocciatura se non avessi cambiato atteggiamento. 
E avevano ragione. 
Ma il fatto è che  pensano di essere infallibili, e poi alcuni sono arroganti e presuntuosi. 
Proprio come mio padre. 
Ed io non voglio darla vinta a mio padre...o a chi per lui. 
Però Patrizia l'ha capito e mi ha preso quel giorno per mano ed ogni venerdì era il giorno del nostro discorsetto in giardino, o sotto il portico. 
E allora io ho ripreso l'amore per la scuola, quando ho capito che si studia per la vita. 
Patrizia adesso è tipo una preside importante in qualche altra scuola, ma prima è  stata quella che ha creduto in me. 
E non mi faceva ripetere a memoria, e quando leggeva Dante o i Promessi Sposi, io mi emozionavo (sì, proprio io che giravo col coltello e con la bomboletta lanciafiamme... e vedi cone bruciavano le cartine di geografia). 
Patrizia insisteva, ma sempre cambiando discorso, sempre riuscendo a non farmici pensare, facendomi giocare seriamente. Quando ho capito che non dovevo per forza imparare a memoria, mi sono rilassato e, solamente leggendo ad alta voce, ho iniziato a ricordare sempre più, come quando racconti una storia e non fa niente se la inventi un po' trovando altre parole lì per lì. 
Patrizia non mi ha messo mai una nota o sospensione, neanche quando buttai il banco dalla finestra. 
Mi fece piangere in sala professori, quando prese a carezzarmi i capelli e poi la pancia che iniziava già a bruciarmi come quando mio papà mi dava botte con la cinta per qualche strana idea di punizione mal riuscita. 
Patrizia mi ha fatto passare la rabbia, facendomi vedere che potevo anche cambiare. 
Patrizia mi ha regalato una motivazione a vedermi diverso, migliore, lavorandoci si capisce. 
Perché se non ci lavori non cambia mai niente.
(Memorie di un adolescente, A. Battantier, 2009, Marco C., 17 anni)

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