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LA BAMBOLA DELLA BAMBINA

Un giorno Franz Kafka passeggiava per il parco e vide piangere una bambina: aveva perduto la sua bambola preferita.

Insieme si misero a cercarla, ma non la trovarono.
Kafka propose alla bambina, d'accordo con i genitori, di continuare la ricerca l'indomani.

Quando la rivide le consegnò una lettera. Era della bambola:

"Per favore, non piangere. Sto facendo un viaggio per vedere il mondo. Ti scriverò le mie avventure".

La bambola prese così a scrivere ogni giorno alla bambina.
Le raccontò del suo desiderio di cambiare un po’ aria, poi di come fosse rapidamente cresciuta, della scuola frequentata dei grandi, ed aveva conosciuto altre persone.
Le manifestava sempre il suo amore, pur preparandola, poco a volta, all’esistenza di mondi lontani, pur non separati.
In una lettera la bambola scrisse alla bambina che si sarebbe sposata, descrivendole il futuro marito, il fidanzamento, i preparativi del matrimonio.

Un giorno Kafka si presentò al parco con una bambola nuova.
La bimba, sorpresa, esclamò corrucciata:

-Ma non è la mia bambola!

ed iniziò a singhiozzare. Kafka fece appena in tempo a porgerle  un'altra lettera della bambola:

"I miei viaggi mi hanno cambiata".

La ragazza si soffiò il naso e strinse a sé la nuova bambola, tornandosene a casa felice.

Anni dopo la ragazza, ormai grande, trovò una letterina, cucita  dentro la bambola:

"Tutto ciò che ami probabilmente andrà perduto, ma alla fine l'amore tornerà in un altro modo".

(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di una bambina, 2019, Laboratorio MIP LAB Roma 18.7, I passaggi e la crescita. Adattamento e riduzione Kafka e la bambola viaggiatrice di Jordi Sierra i Fabra)

***
Bella anche se non è vero niente.
Del resto, anche nelle nostre vite non tutto è vero. 

Affermava Alfred Adler: 

"Una bugia non avrebbe senso a meno che la verità sia percepita come pericolosa". 

Vero o non vero occorre sempre valutare caso per caso. 

Questa storia piace tantissimo ai bambini ed anche ai grandi, ciascuno ci trova un suo senso.

Io mi sono solamente occupato di un adattamento e di una riduzione per un lavoro portato avanti con i ragazzi.

Pare tuttavia che la storia sia vera, così racconta l'ultima compagna dello scrittore, e poi ci sono state numerose versioni narrate da altri scrittori.

Questa storia io l'ho amata perché mi ha permesso di affrontare alcune questioni delicate e complesse, ad esempio l'elaborazione del lutto amoroso o l'abbandono.

La storia esprime la necessità che la vita sia anche cambiamento.

E poi, il bene può circolare, non solo il male. 

Donare il bene non  garantisce un ritorno da chi ne avrà goduto, ma in fondo poi che importa. 

Magari arriverà da un altro che sarà stato a sua volta ben-voluto da chissà chi essere umano.  

Alla fine l'amore tornerà in un altro modo.


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