Passa ai contenuti principali

L'ENNESIMO FEMMINICIDIO E IL FALLIMENTO DEL SISTEMA DELLE MISURE CAUTELARI: LA RESPONSABILITÀ DELLO STATO

Il recente caso di femminicidio in cui un uomo è riuscito ad uccidere la sua ex moglie nonostante una misura restrittiva, evidenzia una dolorosa realtà che continua a infestare la nostra società. 

Ben pochi sono gli sforzi per proteggere le vittime di violenza domestica, stiamo assistendo a una serie di fallimenti nel sistema delle misure cautelari, che mettono in pericolo la vita delle donne.

L'assassino era sotto processo per abusi ripetuti nel tempo contro la sua ex moglie. 
Portava un braccialetto elettronico come misura restrittiva ma ciò non ha impedito che commettesse l'atroce atto. 
Nonostante avesse violato più volte la misura del braccialetto, è riuscito ad accoltellare ed uccidere la donna nel sonno.

Ciò che emerge da questo tragico evento è la necessità urgente di affrontare la responsabilità dello Stato nel garantire l'incolumità delle vittime. 
Troppo spesso vediamo come il sistema delle misure cautelari sia inefficace, con il braccialetto elettronico che non riesce a impedire ai soggetti violenti di avvicinarsi alle persone che stanno cercando di proteggere. 
Lo Stato non può più rimanere inattivo e scaricare la responsabilità sui giudici.

Un aspetto altrettanto inquietante di questa triste storia è l'atteggiamento di alcuni familiari e amici dell'assassino. 
Subito dopo il crimine, sono intervenuti sui social amici e familiari per giustificare il comportamento del carnefice con frasi come "voi non capite" o "se non lo conoscete non potete parlare." 
Questa reazione dimostra quanto sia profonda la complicità e l'ignoranza nei confronti della violenza domestica nella nostra società e quanto interiorizzato sia il Patriarcato.

Il femminicidio rimane un problema serissimo e persistente. 
Qualcosa non funziona nel sistema. È necessario che lo Stato riconsideri urgentemente il funzionamento di queste misure e che la società si confronti con la sua complicità nella perpetuazione di questi tragici eventi. 

(A. Battantier, Italien Néandertalien)


#italienneandertalien 

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e