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QUANDO MANCA UNA CAREZZA

2020: QUANDO MANCA UNA CAREZZA. Fanno ancora discutere le "Sweet Iron Mums", diabolici congegni in grado di cullare i neonati ma anche di procedere al cambio automatico del pannolino, mediante sensori termici e olfattivi. A Londra l'ultimo incidente: i bracci di metallo meccanici hanno avvolto il piccolo Tom Moses nell'ultimo abbraccio mortale. Nate nel 2016, le sweet iron mums (SIM), sono entrate nelle case di migliaia di famiglie. Si stima che ormai il 5% dei bimbi tra i 20 giorni ed i 15 mesi siano coccolati da queste seconde mamme. D'altronde hanno tutto, o quasi. Dotate di uno speciale occhio a telecamera, sono in grado di inviarci ovunque immagini e suoni in tempo reale. Hanno due bracci foderati di uno speciale morbido tessuto in texylk, sostengono una piccola culla ma, e qui sta il prodigio, il cervello delle SIM è in grado di calcolare con relativa precisione il momento del cambio pannolino (si possono caricare fino a 12 pannolini) e della poppata (un biberon viene scaldato alla giusta temperatura e programmato per fornire il corretto fabbisogno di latte. Il risultato di una ricerca statunitense pubblicata due anni fa, paventava il rischio di carenza affettiva, provocata dal fatto che i bambini trascorressero tante ore in compagnia di una macchina, seppur tecnologicamente avanzatissima. Crescendo, infatti, i bambini con mamma SIM (o almeno quelli che hanno trascorso fino al 60% del tempo con lei) subirebbero un maggiore calo dell’attenzione e un’ipoattività generale. Ma, se è vero che una vera mamma sarebbe in linea di principio preferibile, occorre anche ricordare la recente indagine della Commissione Mondiale Vigilanza Familiare, seconda la quale, il 57% dei genitori, almeno una volta nella vita, ha causato danni fisici di “media e grave entità”: disattenzioni, stress da lavoro, effetti nocivi da eccessivo consumo di wholly web tv e di lysergic alcool bzaung, comportamenti violenti sotto forma di apparenti momenti ludici. Insomma, se le SIM sono in grado di fare del male, esse, almeno, non lo fanno consapevolmente. Una vera mamma alle volte sì! E' vero, non sono pochi i casi di incidenti da SIM (i bracci si chiudono schiacciando il neonato), eppure -sul piatto della bilancia- occorre mettere, per onestà, anche i tanti benefici che queste “mamme adottate” hanno recato a famiglie che per cause professionali o, perché no, anche di svago, si assentano dall’abitazione. Ma anche restando in casa un genitore può inserire la sua SIM, dedicandosi a passatempi sino a qualche anno fa solo sognati: chiedete alle bis nonne se sapevano cos’era il “tempo libero” quando nasceva un figlio. Tre incidenti in venti giorni creano indubbiamente preoccupazione, ma tutto ciò può significare, paradossalmente, anche qualcosa di bello: Le SIM non sono quelle perfette macchine da bambini, come vennero pubblicizzate al loro esordio, esse possono sbagliare e, nello sbaglio, assumono connotati più vicini ad una vera madre che, e qui ci viene incontro la statistica, fino a prova contraria, sbagliano molto più di una macchina. (Andrea Battantier).

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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e