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Razzismo e Identità (dal documentario di A. Battantier)



Zingari, negri e gay, non ne posso più, li vedo dappertutto, questo è lo schifo, ecco perché io voto lega. Loro rubano il lavoro, a mio padre il lavoro gliel'ha fregato un marocchino, io non ce l'ho con gli extracomunitari, ma prima devono lavorare tutti gli italiani [...] Fra un po' arriveremo a 50 milioni di stranieri e l'Italia si chiamerà Africa, io più aumentano i neri e più voto nero...No che non mi vergogno, io sto a posto, io sono italiano, loro non se lo mettono lo stemma tricolore, loro si fanno le moschee a casa mia, prima le chiese italane[...] e che c'entra coi preti pedofili, quelli sono pochi, e neanche è vero...pensa ai romeni che stuprano che sono di più di qualche prete [...] Che penso del lavoro nero? Chi sfrutta il lavoro nero fa il lavoro suo perché costa meno, è lo Stato che deve reprimere e mandarli fuori a calci quelli che non sono in regola. Io c'ho rispetto per quelli in regola, ma meno sono e meglio è, perché poi si portano figli, mogli, nipoti e nonni. E allora per uno in regola ne arrivano altri 30 clandestini. Allora meglio fuori tutti! [...] Se sono pagati 20 euro al giorno cazzo ci posso fare io? Se non gli va bene perché non se ne vanno a casa loro!? Si vede che gli va bene. Andassero fuori dai coglioni tutti e qualche italiano si troverà che lo vuole fare...io no che c'entra, ma io lavoro a 60 euro al giorno quindi non lo faccio, ma qualche sfigato te lo trovo, mettiamoci i drogati e i trans così non danno via il culo e lavorano a raccogliere pomodori [...] Io sono razzista, ma stai sicuro che il giorno in cui l'Italia sarà tutta italiana io non sarò più razzista. (Memoria della politica di strada: Estratti dal documentario "Razzismo e Identità", di A.Battantier)

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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

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