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Millo Peg e i cappotti alle montagne

"Da piccolo andavo sempre in montagna sui ghiacciai. Ora ho 16 anni, e Millo Peg, un ricercatore di scienze ambientali che gira per le scuole, ci ha raccontato che forse i nostri figli non vedranno più i ghiacciai che noi abbiamo amato. È il caldo della terra, la febbre che scioglie tutto, anche le montagne che pensavo eterne. Le  mie amate Dolomiti (io sono di Auronzo di Cadore), si sciolgono incredibili, che se fossi una formica sarebbe come arrampicarsi su un ghiacciolo al limone al sole d'estate. Non ci si capisce più niente, pure mio nonno dice che le montagne sono sempre franate ma ormai bastano le piogge improvvise a far saltare in aria, come bombe, fiumi e torrenti. Da piccolo la montagna mi rassicurava, adesso c'è d'aver paura. O da provare tenerezza e rabbia. Mia nonna di Roma metteva i cappottini ridicoli ai suoi 3 cagnolini. Ma qui dai  noi fanno peggio: gli umani, invece di affrontare seriamente l'effetto serra, mettono alle montagne cappottoni giganti, teli bianchi contro il caldo. Millo Peg ci ha fatto commuovere a noi che siamo nati sui monti: ci ha detto di andare a visitare il ghiacciaio dell’Adamello, la Marmolada, gli ultimi che strenuamente resisteranno sulle Dolomiti, ancora pochi anni. E ho capito quanto possa esser stronzo l'uomo, che sa distruggere la natura, pensando già ad abitare altri pianeti. Per continuare a distruggere, indisturbato". (MILLO PEG E LE MEMORIE DELLA TERRA, A. Battantier, 2007).




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