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PIERO NARCISO E LA SUA LOGICA D'AMORE

PIERO NARCISO E LA SUA LOGICA D'AMORE. "Quando Piero Narciso si scoprì innamorato se lo tenne per sé, continuando a fingere amicizia. Zitto zitto, daje e daje, giunse alfine l'agognato amore. Per Piero Narciso sarebbe potuta essere la storia perfetta. Poiché, esattamente così l'aveva immaginata: straordinaria e meravigliosa. Insomma, finalmente la felicità. Felicità, ma. Pochi giorni e qualcosa cambiò in lui. Pierò Narciso aveva voluto, inseguito, afferrato, ed ora non era più ciò che voleva. Noia, stanchezza, indifferenza, voglia d'altro, iniziarono a prevalere sempre di più. Ma come dirglielo a lei? Semplice, cercando una miccia, una molla, un pretesto, un litigio, che sembrava impossibile da trovare. Perché lei donava amore assoluto e incondizionato. Ma Piero Narciso ebbe un'idea: farla disamorare, fino a farsi poi lasciare. E ci riuscì. Finalmente lui, lui, e solo lui, nuovamente libero. E poi? E poi Piero Narciso iniziò a sentirne la mancanza e allora la ricercò. Pierò Narciso era un ragazzo fortunato, perché non dovette faticare molto: lei era lì che lo aspettava con il cuore aperto. Certo, questa volta sperava solo di non dover più soffrire. Ma Piero Narciso continuò a farla soffrire. La lasciò e la riprese, più e più volte. Lei, che immaginava una vita insieme a lui. Lei, che dette 1000 ricevendo in cambio niente. Lei, che fino all'ultimo credette alle parole, e dopo infinite sofferenze colse l'amara verità: Piero Narciso sarebbe stato impermeabile al suo Amore, e non sarebbe stato lui l'uomo della sua vita. L'amara verità. E poi? Piero Narciso sentì morirsi dentro ed il respiro s'interruppe, ora era tutto chiaro, e troppo tardi. Piero Narciso rispettò la sua scelta, facendosi da parte. Per la prima volta era difficile, impossibile riportarla a sé. Poiché è impossibile recuperare quando è rotto l'incantesimo dell'Assoluto. Passò del tempo, Piero visse fino in fondo il suo lutto amoroso, senza aggirarlo. Il suo dolore doveva avere un perché, altrimenti, come avrebbe potuto accettarlo? E in fondo ad uno specchio d'acqua lui ritrovò se stesso. Piero perse tutto per crescere almeno un poco. Era lei la donna della sua vita? Chissà, forse in un'altra età, non ero pronto, aveva paura. Lei gli insegnò cos'è l'amore e che si può tornare ad amare conoscendosi e donando amore senza prendere e senza perdere. Ecco i suoi doni preziosi. E venne il tempo in cui Piero si rimise in gioco, continuando a conoscere, ad innamorarsi ancora. Ora Piero guarda quello specchio d'acqua e in fondo, in fondo al cuore, lui ha trovato Lei. E se adesso sa che non sempre la realtà riserva sempre un lieto fine, Piero nutre la speranza che sia Lei a conoscere il suo nuovo essere nel mondo, un amore nuovo". Memorie  di un amore, A. Battantier, 2008).


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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

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(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e