Passa ai contenuti principali

MEMORIE DI UN AMORE (Diario di bordo di Laura, 16 anni)

Ho deciso di scrivere perché sento che è arrivato il momento di mettere a fuoco questo Kaos emotivo.

È strano come certi eventi del passato possano ancora scuotere a fondo la mia anima. 

Sto imparando a capire quale ferita emotiva porto dentro me, un bagaglio pesante che si è fatto strada attraverso storie con ragazzi narcisisti di merda e un rapporto complicato con un padre che sembrava guardare solo se stesso (era lui il re dei narcisisti). 

Come mi sento?
È come se qualcuno avesse scavato nel mio cuore e tirato fuori tutto. 
Accettare la ferita è il primo passo, dicono.
Guardarla, osservarla senza paura. Ecco cosa sto cercando di fare. Non voglio indossare maschere che ostacolino i miei movimenti nella vita. Voglio essere libera, vera, anche se ciò significa affrontare il dolore.

Capire perché agiamo in un certo modo è come mettere luce su una stanza buia. 
Le ferite emotive dell'infanzia sembrano essere la chiave per capire chi siamo diventati. 
Il mio passato è fatto di ferite di violenza, di giudizio, di vergogna. 

Non voglio diventare una persona che teme di ferire gli altri o di essere ferita. Voglio rompere questo circolo vizioso.

E poi c'è la ferita del rifiuto, del bisogno non soddisfatto, dell'abbandono.

Tutti pezzi che hanno formato la mia percezione di me stessa. 

Si parla di cicatrizzare le ferite. Il tempo necessario dipende dalla gravità, dicono. 
Non sarà facile, ma voglio guardare avanti e sorridere alla vita. Non voglio che il passato schiacci il mio presente.

E come facciamo a sapere quando siamo pronte per ricominciare? 
Forse quando il dolore diminuisce, quando impariamo e possiamo accettare con serenità. Voglio essere pronta per ricominciare, per fiorire.

Quante di noi stanno ancora aspettando di essere trattate con amore vero? 
Quante di noi cercano quel legame che va oltre le condizioni e i soliti tristi e penosi e insoddisfacenti compromessi? 

Oggi proprio non lo so ma chissà, forse un giorno potrò guardare indietro senza sentire più quel dolore forte come una coltello nello stomaco, ma solo la dolcezza della crescita e della rinascita.

(A. Battantier, Memorie di in amore, Memorie di un'adolescente, 2023, Vikii, 16 anni, Mip Lab)

#memoriediunamore
#memoriediunadolescente
#miplab

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e