Una sera fumammo talmente tanto che ci ritrovammo a fare il bagno alla conca, d'inverno. Non bastò il flebile fuocherello. Tu ti beccasti la polmonite.
Dicevamo: Ieri terra, oggi aria, domani fuoco e dopodomani acqua; serve allenamento per non farsi afferrare.
L’inafferrabilità è solo un altro modo per dire: Lasciateci stare, stiamo cercando di sopravvivere.
Grande è la fabbrica delle aspettative emotive. Un prodotto difettoso, come tutti noi. L’amore, l’amicizia, la vicinanza, illusioni per mascherare il vuoto. Più vicini che mai, oppure, meno soli. E anche questo passerà.
Questa alternanza tra terra e aria, tra lontananza e vicinanza, flussi di conoscenza e oblio. Si oscilla tra il desiderio di stabilità e la paura del vincolo.
L’inafferrabilità può essere una forma di resistenza a chi vuole incasellare, controllare, definire.
Lanciandomi dalla mezzaluna in mare scoprii che l'essere ‘aria’ è meno doloroso che essere ‘terra’. Ma non fu liberazione. L'aria a volte è solo un altro tipo di peso.
Un tempo mi sentivo oppresso dalla pesantezza della terra, poi cercai di affermarmi attraverso l’evasione, aria, libertà. Ma senza integrazione, il rischio è la dissociazione.
Dalla radice al vento, l’anima ha bisogno di entrambi. Volare senza radici è un’illusione pericolosa.
Forse è semplicemente una storia di attesa. Di quelle che finiscono dove iniziano, senza mai davvero concludersi.
Cos’è questa vicinanza, questa lontananza, se non proiezioni della mente? Senza attaccamento alle parole, si dissolve ogni contraddizione.
Giochi di specchi. A volte sei lo specchio, a volte la pietra che lo rompe. L’importante è non credere troppo alle storie. E se pensi di essere aria, prova a smettere di respirare.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 2010)
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