Passa ai contenuti principali

LA ROSA FIORISCE (mentre attendevo con te in fila davanti al roseto di Orvieto)

La rosa non chiede. L'uomo che la guarda ci vede un simbolo d’amore. Fiorisce perché fiorisce, senza perché. Il ‘perché’ è un’invenzione umana! La rosa non ha bisogno del nostro ‘perché’! La rosa fa.

Siamo ossessionati dal dover mettere un cartellino e un significato su ogni cosa nell’universo.

La natura è piena di metafore sulla futilità dell’impegno.
Ciò che la distingue dall’uomo è che la rosa non organizza un convegno sul ‘Senso della Fioritura’ prima di farlo.

L’amore non è un fiore, è un campo di battaglia dove il ‘perché’ -’Perché mi ami?’ ‘Perché stiamo insieme?’ Perché me? Perché non me? Perché ora? Perché non come prima?- assorda ogni silenzio.

La rosa fiorisce senza perché…non ha il tempo di chiedersi ‘ma io chi sono?’

Noi abbiamo troppi ‘perché’.
Se una rosa potesse parlare, sentireste solo: ‘Ehi, innaffiami, scimunito!’.

La rosa fiorisce, un atto di puro impegno con sé stessa,
Non chiede continuamente “perché?”, non sembra preoccupata dall’impegno che una risposta definitiva comporterebbe.

La rosa fiorisce in un’azione finalistica perfetta: il suo scopo è la sua stessa realizzazione. Il senso della vita è nel progetto di diventare sé stessi.

La rosa fiorisce perché sta obbedendo all’immagine che le è propria, alla sua “vocazione”.

La rosa fiorisce, come l’uomo che non ha un “perché” comprensibile. C’è solo un insieme di condizioni, umori, pulsioni, un clima interiore che porta all’atto. Cerchiamo cause dove ci sono atmosfere, bisogni, desideri.

La professoressa di Scienze sosteneva che il “perché” scientifico della rosa esiste: fotosintesi, fototropismo, genetica. Il problema non è eliminare il “perché”, ma distinguere tra i “perché” autentici, che ci liberano, e i “perché” imposti dalla società, che ci costringono in gabbie di significati prefabbricati, anche sull’amore.

La rosa è senza perché, ma noi no. Noi siamo la specie che, guardandola, non può fare a meno di porsi domande.

Mentre attendevo con te -in fila davanti al roseto di Orvieto- una rosa fioriva senza perché sul praticello logoro e secco (e mettetela un po' d'acqua santiddio! Ce la mettemmo noi, 4 bottiglie!).
Non cercammo un senso quel giorno.

Il “perché” è un lusso. Quando si lotta per un tozzo di pane, o si impara a non sentire il dolore, si smette di chiedersi “perché”. Si diventa come la rosa. Si sopravvive, fiorendo. L’amore, in quelle condizioni, è un atto di sopravvivenza ancora più radicale.

Accettare di essere una rosa, di fiorire per il semplice, magnifico, terribile fatto di essere vivi, è il compito finale. È l’amore per sé stessi e per l'altro.

La fine di ogni domanda è l’inizio della comprensione. Nel momento in cui cessammo di chiedere “perché” alla vita, all’amore, in quel silenzio totale della mente, vedemmo la rosa.

Non il simbolo, non il ricordo, non il desiderio. Solo la rosa.

E in quel vedere, senza il rumore del “perché”, rinvenimmo l’amore.

Non ci fu più separazione tra chi guardava e ciò che era guardato.

Quel silenzio fu il senso. Quel silenzio fu amore.

(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 8/25)

***
LA ROSA
Non chiedermi il perché.
La rosa che custodivi nel tuo vaso, quella che annaffiavi con timore raro, non conosceva il motivo di esser lì. Era profumo il suo unico dovere, era spina il suo unico linguaggio. Il suo “perché” era tutto il nostro viaggio, e il tempo perso a renderla più vera. La rosa è bella perché tu la guardi.

Amiamoci senza sapere perché, come la rosa, pallida. Non interroghiamo più il mistero della nostra fede, ma assaporiamo l'attimo che vola, senza perché.

La rosa, amore, ci insegnerà ad essere belli senza perché.

La rosa, sulla terra arida, si erge. Non vince. Esiste.
Anche noi, come lei, condannati a un “perché”
che non avremo mai.
Amare senza perché nell'universo muto.

L’amore non è una risposta. È una domanda che si fa carne, accettata. È il “sì” detto al desiderio, mentre si attende un altro bacio.

Felici, guardammo la rosa. Fiorire. Essere. Senza perché.

Guardiamo la rosa. Senza la parola. Senza il ricordo di ieri. Senza il desiderio di domani.

Non c’è chi guarda e chi è guardato. Solo quel silenzio.
Solo quel Fatto. Solo quello.

(A. Battantier, 2010)

#MIPLab
#memoriediunamore
#memoriediunapoesia


Post popolari in questo blog

IL SIGNIFICATO

"Tu decidi qual è il significato della tua vita. La gente parla del significato della vita, ma ci sono tanti significati di vite diverse e tu devi decidere quale vuoi che sia il tuo". (J. Campbell)

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in...

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e ...