Eravamo piccoli, una sera scoprimmo la nascita della luna.
E tutte le sere correvamo a vederla. Correvamo su per la scala a chiocciola, buia.
Scuotevamo per un braccio i grandi:
«Correte, correte, nasce la luna, la luna, la luna!»
E lei, vanitosa,
come un’attrice un po' in là con gli anni, che si era fatta ammirare da uno studente,
si trasformava ardendo per noi.
Non sapeva che fare per sedurci.
A volte variava la sua forma,
il suo ergersi luminoso, le sue cadute.
Inabissandosi nel suo bianco profondo, ci avvolgeva nelle sue trasparenze.
Credetemi, dopo, non vidi più lune così.
Io credo che a lei piacesse il nostro gioco.
Io credo che lei ci amasse allora, a noi, i piccoli.
(libera “traduzione” di Gian Carlo Zanon della poesia “La puesta”, dalla raccolta “Habana del centro” della poetessa cubana Fina García Marruz. 1997)
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