LE COLLINETTE DELL'ILVA. "Noi sulle collinette dell'Ilva ci giocavamo.
Ci stava di tutto, la peggio spazzatura, ma noi facevamo a gara a chi trovava più roba.
Erano state costruite per proteggere le case dalle polveri e dalla fetenzia. E divennero la nostra discarica preferita.
Ci andavamo con i motorini, con le ragazzette, canne e partite di pallone. Avevano fatto una specie di parco, ci venivano a fare le passeggiate, e ci portavano i cani. Ci venivano a morire senza saperlo.
Tutto tossico, l'acqua non si poteva bere, e l'aria non si poteva respirare. Io me ne sono andato a 18 anni, a Roma per studiare dall'università. Roma tangenziale est mi sembravano le Dolomiti. Cioè, io a Roma respiravo meglio. E ho detto tutto". (Millo Peg e le memorie della terra, A. Battantier, 2019).
TARANTO TOSSICA. "Taranto è la città che fa nascere diossina. E allarmismo non è se ti muore tuo figlio. Ogni anno 60 tonnellate d'odio carbonico, il tossico artiglio. A Taranto mica c'è Dio, c'è la Diossina. Io nel mio piccolo ho realizzato il mio primo a-de-no-car-ci-no-ma. Il cielo sarà pure sereno, ma intanto cammino come un'automa, e le mamme nel latte c'hanno il veleno. E i bimbi a 10 anni c'hanno il tumore da fumo. E dicevano al padre: "Tranquillo, è come il pizzico di una zanzara, non fa male a nessuno". Meglio ignoranti e bersi cazzate. E dicevano al padre: "Se perdete il lavoro, poi bene di certo non state". A Taranto non si parla di malattia, meglio sognare un polmone nuovo, giocando alla lotteria. Che Dio se li porti via, ma prima a papà fagli trovare lavoro alla ferrovia". (A. Battantier, Taranto Tossica, 2007). #ilva #tarantotossica #taranto
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