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QUANDO NONNO MI PORTAVA ALLE CATACOMBE (UN PO' TROPPO SPESSO)

Ho 15 anni e mi chiamo Luigi. 
Dicono che ho un deficit cognitivo, ma io diventerò lo stesso un bravo programmatore. 
Non leggo bene, scrivo male, epperò io col PC ci capisco. 
Sto molto a casa, non ho amici tranne la mia amica Anna, frequento un gruppo di religiosi, con mio nonno, e prego nelle catacombe, con un lungo cero acceso in mano. 
Percorro anche 10 km nei cunicoli spettrali. 
Mio padre non lo conosco. 
Chi è mio padre? 
Non me lo dicono. 
E mia madre sta zitta più di tutti. 
Vivo con i miei nonni. 
Sono loro che mi hanno portato a pregare sotto terra. 
Parliamo poco, più che altro si prega. Mia nonna è matta. 
"Beh...forse è una diagnosi un po' troppo severa", dice la mia psicologa. 
Non sopporto le psicologhe. 
Parlano troppo. 
Vogliono entrare nella mia testa. 
Ma la mia testa è come una catacomba. 
Io sono cresciuto, più di quello che pensa mio nonno, che mi vede come quando mi portava alle giostre. 
Lui non parla a me, parla con Luigino, la mia immagine spettrale di qualche vita fa. 
Ho 7 vite come i gatti, e un giorno ho perso nonno. 
"Nonno dove sei??". 
L'ho perso nella catacomba un giorno di fine marzo. 
Non l'hanno ancora trovato. 
Io ora sto meglio.
Ci vuole coraggio, dice la mia amica Anna che ognuno può trovare un modo per stare al mondo, bisogna seguire il proprio 'cunicolo' ogni giorno, anche se non si è visti e riconosciuti. 
Tu cammina, qualcuno incontrerai. 



(Memorie di un adolescente, A. Battantier, 2007, Luigi Salvalanima, 16 anni)


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