"Nonna preferisce i gratta e vinci, mamma il Bingo, io le scommesse sportive. Siamo una famiglia d'azzardo insomma, tranne papà che è solo alcolizzato. Papà mi ha fatto conoscere Monekò, l'unico usuraio che pure quando "presta" ti fa giocare d'azzardo, nel senso che quando vai all'ufficio suo ti fa vedere 3 buste e se scegli quella buona ti fa lo sconto del 10% sul 50% d'interessi. Io mi diverto a giocare, solo che non capisco che c'ho da divertirmi visto che perdo soldi su soldi. Il fatto è che mi diverto nel mentre, il dopo arriva dopo, insomma non ci penso e quando ci penso è troppo tardi. Ho aumentato nel tempo la mia posta in gioco e la cosa allucinante è che io mi sono sempre considerato padrone di niente e schiavo di nessuno, Invece con il gioco ho scoperto che sono padrone di niente e schiavo del gioco. Perché quando c'hai c'hai un vizio, sei schiavo del vizio. Altro che gioco responsabile. Tacci loro dello Stato e della pubblicità. È un vizio, na patologia, altro che gioco responsabile. Dietro al desiderio ci sta un bisogno e dietro al bisogno ci sta un vuoto. Un vuoto totale. Io mi illudevo ogni volta di controllare il gioco e invece bisogna urlarlo a quelli che ancora ci cascano alle facili illusioni di vittoria. Le sale bingo andrebbero fatte esplodere, anzi, meglio, espropriate e date alla povera gente che non c'ha una casa. Parliamone tra cittadini, apriamoci e raccontiamo la verità". (Dal documentario di A. Battantier, Memorie di un azzardo, 2014, frammento di VV).
"Tout casse, tout passe, tout lasse, il n'est rien, et tout se remplace". "Tutto si rompe, tutto passa, tutto si lascia. Non è niente, e tutto si rimpiazza".
"Tout casse, tout passe, tout lasse, il n'est rien, et tout se remplace". "Tutto si rompe, tutto passa, tutto si lascia. Non è niente, e tutto si rimpiazza".