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MILLO PEG E LE MEMORIE DELLA TERRA

"Qualche tempo fa è venuto a parlarci Emiliano Peg, un esperto di Scienze Ambientali che gira per le scuole d'Italia. Ci ha fatto vedere pezzi di film di fantascienza apocalittici sulla fine del mondo. E alla fine della proiezione ci ha detto: 'Non voglio spaventarvi ma questi film tra pochi anni o decenni saranno documentari!'. Altro che fantascienza. In questi film si parla di terra arida, tempeste di sabbia, e gli uomini muoiono o scappano verso altri pianeti. Emiliano Peg ha detto che, ultimamente, anche in USA si stanno svegliando. E in alcune zone sarà vietato innaffiare giardini, usare piscine o lavare auto. Io penso che dobbiamo cambiare tutti per salvare il mondo, cioè noi. Occorre fare multe a chi non rispetta la natura  ma, soprattutto, imparare a risparmiare acqua ed utilizzare meglio le risorse della terra. Mia nonna in Sardegna, in casa, aveva bacinelle dappertutto, in ogni lavandino e nella doccia e non sprecava una sola goccia. Mia nonna non aveva studiato ma mi sembrava più sensibile di tanti menefreghisti ammazza-verde. Tutti dovrebbero farsi docce da 3 minuti, rubinetti chiusi quando non servono (mia sorella usava 10 lt per lavarsi le sue zanne, ma ora ha capito). Poi con Emiliano Peg abbiamo parlato della catena dei disastri. Cioè uno non ci fa caso ma è tutto collegato in questo mondo. La siccità la crea l'uomo con l'effetto serra. Ma l'uomo se ne frega e pompa altra acqua dalle falde acquifere, prosciugandole, e ormai le acque di raccolta sono piene di merdosi pesticidi. Oppure, l'uomo usa impianti di destalinizzazione che però scaldano il mare e lo fanno sempre più salato, peggiorando sempre più la catena di guai. Ma io mi chiedo: c'è una volta che alla natura restituiamo qualcosa di buono? Ci rimette sempre lei, ma ci scordiamo  che noi siamo NATURA e avremo, nel bene o nel mare, tutto indietro". (MILLO PEG E LE MEMORIE DELLA TERRA, A. Battantier, 2007).

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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

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(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e