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ANNO 2123, SCOPERTA E DISTRUZIONE DI K2–18B, IL PIANETA "PREY TO CATCH"

Nel 2123, l'umanità ha compiuto un passo audace, raggiungendo il lontano pianeta extrasolare noto come K2–18b, situato a ben 110 anni luce dalla Terra. 

Questo pianeta, con il suo oceano, composizione di carbonio in superficie e molecole suggestive di vita, è diventato il palcoscenico perfetto per un'exploit di distruzione su vasta scala, un vero e proprio parco giochi per l'avidità umana.

Con una dimensione nove volte superiore a quella della Terra, K2–18b offre ampie opportunità per essere completamente spogliato delle sue risorse. 

Situato nella costellazione del Leone, il pianeta è stato ben presto dichiarato un'area di caccia privilegiata, seguendo la direttiva NASA "Big Game Hunting". 

Le forme di vita che ospita, ora considerate cacciabili, serviranno sia come spettacolo che come festosa banchettazione.

L'abbondanza di metano, anidride carbonica, argento, litio e mirra lo rendono una miniera dalle uova d'oro.

E chi si preoccupa dell'ecologia quando c'è una direttiva NASA chiamata "For our use and consumption"?

Le multinazionali hanno già iniziato l'estrazione sfrenata, come avvoltoi su un pasto morente.

Nonostante le sfide di vivere su questo pianeta gigante, con il suo oceano caldo, un mantello di ghiaccio e un'atmosfera ricca di idrogeno, gli umani hanno già iniziato a fare le valigie, sono pronte le prime colonie, circa 8 milioni di esseri umani.

La luce accecante delle stelle madri e l'abbondante vapore acqueo sembrano non fermare la corsa verso l'estrazione di materiali preziosi. 

Sembra che non ci sia mai abbastanza da prendere, come avidi predatori alla ricerca di energia da succhiare.

Le prime nove colonie sono in fase di selezione, poiché l'umanità cerca disperatamente la vita altrove, purché non sia dentro di noi stessi. 

I materiali estratti qui hanno un valore inestimabile per l'economia umana, essenziali per la produzione di dispositivi tecnologici, veicoli elettrici e turbine eoliche.

L'acqua, una risorsa vitale, abbonda sia in superficie che nelle calotte polari, mentre i minerali rari come ferro, nichel, cobalto, titanio, alluminio, potassio, fosforo, magnesio, zolfo e ossigeno diventano bottini preziosi.

Mentre la prima colonia di tecnici estrattivi è già partita, dobbiamo affrontare condizioni ambientali estreme e costi elevati. 

Ma l'estrazione spaziale è diventata una potente industria, una nuova frontiera di opportunità per la ricerca e lo sviluppo. 

Come diceva il mio professore di "Astronomy Domine": "Non ci sarà mai la fine del mondo se possiamo distruggere un altro mondo". 

E così l'umanità procede, incrollabile nella sua sete di espansione e distruzione, in nome del progresso.


(A. Battantier, Frammenti per l'apocalisse, 2023)


#frammentiperlapocalisse 
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