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Io vedo molti grandi, ancora soffrono per quando erano bambini

"Quando soffrono i bambini, i grandi pensano: tanto poi passa. Invece io vedo che molti grandi ancora soffrono per quando erano bambini. Ma se i grandi hanno sofferto da bambini, perché poi non capiscono la sofferenza di un bambino? Gliela vogliono far pagare tipo: eh eh adesso tocca a te?! Io mi difendo dalla sofferenza, e, come dice la canzone di mamma, a modo mio avrei bisogno di carezze anch'io. Io ad esempio ho paura di perdermi, di scomparire e il mondo mi fa paura perché sta peggio di me. E allora io m'invento come un mondo di fantasia, ma i fantasmi della notte arrivano sempre pure qui. Vorrei guarire dalle paure, vorrei che i grandi intorno a me fossero grandi. E forti. Fortissimi. Invece porca puttana hanno paura più di me. Ma io a chi mi sono affidato? Vorrei guarire dalle paure, ho avuto una storia che non è sempre stata bella, ma ho scoperto che posso ripartire da poche, alcune, cose belle: mio zio, una prof, la voglia di sport con le arti marziali, due amici, l'amore per Butch, la natura e i salvataggi che faccio alle piantine che trovo, quindi prendersi cura di qualcosa, perché proteggere qualcosa ho scoperto che mi dà la forza di proteggere anche me. La volete sapere la fregatura di questo mondo? Ti fa crescere subito grande ma se cresci per finta, dentro resti bambino, e pure fregnone. Dovremmo tornare ad essere bambini innocenti, invece ci siamo sporcati con le inutili finzioni della vita. Ma ora vi dico un segreto: il bambino, tanto, resterà per sempre dentro di noi, mica lo mandi via con le stronzate. Lui resta dentro di te, allora tanto vale dargli carezze, tante carezze vere di amore vero. Di questo ha bisogno il nostro bambino. Di essere rassicurato, che tutto andrà bene, e che la notte passa presto". (Memorie di un adolescente,  Andrea Battantier, 2007). 

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SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e