Quando non senti più il bisogno di spiegarti. Quando smetti di bussare, anche se la porta è solo accostata.
Quel punto esatto in cui l’altro, pur ancora presente, ha perso il diritto di sapere.
Inizia con una parola non detta.
Un messaggio lasciato in bozza.
Una carezza evitata.
Si sgretola così, l’intimità.
In silenzio.
Non c’è mica necessariamente esplosione.
Solo una erosione sottile, millimetrica, che nessuno nota finché non resta più nulla da consumare.
Ma si può tornare indietro?
Nel veleno dolce che si chiama Nostalgia: ti tiene fermo nel passato, e ti fa dimenticare quanto ti sei ferito per arrivare qui.
È davvero troppo tardi quando un legame diventa muto.
Quando si comincia a raccontarsi agli altri, invece che a chi si ha accanto.
Inizia quando ci si accorge che qualcuno ascolta solo per rispondere. Non più per capire.
Le promesse, quando si rompono, puzzano di sangue rappreso.
Ma il punto non è perdere.
È accorgersi di averlo fatto.
Troppo tardi.
È lì che nasce la tragedia.
Quando il tempo per salvare, parlare, chiedere, è finito.
Il sentimento si spezza, si spezza il senso antico dell'incontro.
È destino trascurato.
Il tempo giusto per parlare è sempre prima che il cuore impari a cavarsela da solo.
Prima che l’altro diventi estraneo pur restando familiare.
Prima che lo sguardo non cerchi più.
Per quando ami, o quando chiami amico qualcuno, se l’ascolto risuona nel vuoto, smette di tornare indietro.
Quando un giorno ti accorgi che non senti più rimbombo, che le tue parole non muovono più niente, è già troppo tardi.
Ce ne accorgiamo quando guardiamo l’altro e dentro non c’è più domanda.
Solo un inventario.
Ti ricordi quando ridevamo?
Quando ci raccontavamo tutto?
Quando bastava uno sguardo?
E oggi…?
Oggi conti i giorni.
Misuri le distanze.
Ti chiedi se scrivere è ancora giusto, se chiamare è ancora permesso.
Fa male, ma è un dolore utile.
Ti dice chi sei diventato.
E chi hai lasciato indietro.
Non si può trattenere ciò che ha natura libera.
Quando arriva il momento in cui l’amore ha bisogno di essere mantenuto a forza, allora è già un’altra cosa.
E tu, se sei libero, non restare per abitudine.
Né per paura.
Abbi il coraggio di vedere che ciò che è troppo tardi, non è perduto.
È solo compiuto.
E puoi lasciarlo andare.
P.S.
Epperò in alcuni casi si arriva proprio in tempo.
Un attimo prima che il silenzio diventi abitudine, che la distanza diventi irreversibile.
Un attimo prima della disfatta, c’è una crepa nella diga.
Da lì può filtrare una voce, una mano, un gesto piccolo ma vero.
E allora sì, si può ancora ricominciare.
Non da dove si era.
Da dove si è ora.
Senza illusioni, ma con una verità nuova, magari più spoglia, ma finalmente condivisa.
In due.
Ancora una volta.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 5/25)
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#MIPLab