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MARCO HA 15 ANNI, UN'ANIMA IN TEMPESTA E LA DISEGNA SUI MURI DEL PARCO

Il mondo? Un puzzle con i pezzi sbagliati, Marco lo sapeva. Ogni mattina, quando la sveglia squillava, stringeva i denti e rimandava quel momento per altri cinque minuti, poi dieci, poi venti, finché sua madre non irrompeva nella stanza a voce tesa:

"Se salti ancora scuola, per te finisce male."
Capirai, peggio di così? Marco sbiascicava qualcosa, affondando la faccia nel cuscino. 

I voti erano crollati, i professori lo fissavano con quel misto di pena e fastidio riservato ai casi persi.

"Ha potenziale, ma non si applica", Marco odiava quella parola -potenziale- un debito che non aveva chiesto di avere. 

In classe, il suo corpo era presente, schiacciava il culo sulla sedia, ma la mente navigava altrove: nei videogiochi dove vinceva sempre, nei sogni di fuga verso chissà dove, forse Amsterdam barbone felice a suonare la chitarra o fare caricature ai turisti.

A volte, durante interrogazioni a vuoto, inventava risposte assurde solo per vedere l’effetto che facevano. "La Rivoluzione Francese? Un gruppo metal."
Ridacchiate generali. Epperò sotto il sarcasmo, c’era un pensiero fisso: Non so chi sono, ma almeno so farli ridere. 

A casa erano muri e silenzi. I pasti erano tribunali. Suo padre, occhi fissi nel piatto: "Ai miei tempi, chi non studiava andava in fabbrica."
Che poi mica era vero, forse prima prima, ma pure il padre in fabbrica mica c'era andato.

Sua madre, tentava di mediazione: "Forse hai bisogno di un tutor, proviamo ancora le ripetizioni con Clara?"

Marco ingoiava la pasta come fosse cartone, sentendosi un estraneo a quel tavolo. 

Si parlava di lui solo come  fosse un problema da risolvere. Scattò in camera sua, sbattendo la porta.

Per ore, ascoltò musica a volume assordante, mentre scrollava video senza senso sul telefono. Ogni like era una carezza che il mondo reale gli negava. 

Marco scrisse a Dario: sto mondo è nemico o alleato?

Fuori, le cose non andavano meglio. Gli amici perfettini -quelli dello sport e dei voti alti- lo evitavano. Lui si era unito a un gruppetto di sballati come lui: Dario gli dava giù di birre e fumavano al parchetto roba che pure il gatto di Carlo era andato fuori di testa, parlavano di droghette come chimici in conferenza, e di dio che  prendevano per il culo, ridevano di tutto e di niente, gridando la rabbia ridendo pazzia.
Con loro, per qualche ora, si sentiva accettato. Ma al primo accenno di confidenza ("Mio padre mi tratta come un ritardato"), cambiavano argomento. Nessuno vuole davvero ascoltare, pensava, solo quando fumano si amano le persone. 

Rosaria D'Angelo era la prof di arte che un martedì gli lasciò un biglietto sul banco: "Quel tuo schizzo sul quaderno era interessante. Se vuoi, ne parliamo dopo."

Marco stracciò il foglietto, ma quella notte ripescò il disegno dal cestino: un mostro a metà tra un drago e un ragazzo, disegnato ai margini di un compito di matematica.
Era il supereroe che aveva inventato da bambino e aveva inventato delle strisce mica male cercando di rifarsi a Valdo, era quando si rintanava nella cabina armadio, facendo finta di essere dentro un castello.

Due settimane dopo, entrò nell’aula vuota di arte. "Non prometto niente," disse alla prof. Lei sorrise: "Nessuno ti chiede promesse. Solo di provare." 

Marco continuò a fare sega, saltava lunedì e venerdì, arte però non la perdeva mai, andava a scuola appositamente per quelle lezioni, continuava a litigare coi genitori, a sentirsi rotto.

Ma quelle ore in cui disegnava e qualcuno gli diceva "Questo tratto ha forza" gli piaceva. 
Lui da piccolo aveva sempre disegnato e gli dicevano che era bravo e che era un portento ma poi aveva lasciato perdere non si ricordava neanche perché ma ora aveva ripreso.

Suo padre non capiva: "Disegnare non è un lavoro."
Ma sua madre, diceva che almeno aveva una passione e che lo conducesse pure da qualche parte e vivaddio la passione che è sempre meglio che l'essere mortaccino e una sera sua madre gli lasciò davanti alla porta un blocchetto da schizzi nuovo preso da Vertecchi sotto casa. Marco lo nascose sotto il letto, ma quella notte ci scarabocchiò sopra fino all’alba. 

La scuola è quasi finita, Marco verrà presumibilmente bocciato epperò Rosaria gli ha letto il futuro, passa al Liceo Artistico, non perdere più un solo giorno di vita e quest'estate studia, per arrivare preparato a settembre.

Forse, un giorno, avrebbe capito che la sua inquietudine non era un difetto, ma il motore di qualcosa che solo lui poteva costruire. 

A volte, basta una persona che ti vede diverso per iniziare a vederti anche tu.

La ribellione ha un senso e  agli adulti che  accompagnano io dico: resistete. Quelli che piantano semi senza pretendere di vederli fiorire subito sono gli eroi invisibili dell’adolescenza.

(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 2017)

#memoriediunamore
#memoriediunbambino
#memoriediunadolescente
#MIPLab



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