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SIAMO NOI I VINCENTI, PERCHÉ SOGNIAMO SOLO LA NORMALITÀ NELL'UGUAGLIANZA

SIAMO NOI I VINCENTI, SOGNIAMO LA NORMALITÀ NELL'UGUAGLIANZA. "Mi chiamo Stefano, 35 anni, tetraplegico. Partecipo alle Paralimpiadi tutti i santi giorni, basta uscire per Roma con la mia carrozzina. Del resto, già andare alla Posta è da medaglia. Ma è sulle buche  che noialtri diamo il meglio d'agonismo maschio. Anche se, devo dire, fare la spesa non è da meno. Più volte ho preso penalità, o sono stato squalificato, perché rimasto bloccato, placcato da un Suv parcheggiato a mò di sfida. Alle volte anch'io prendo la macchina, e qui la sfida diventa il riuscire a parcheggiare nel mio stesso parcheggio invalidi. E già, perché puoi trovare chi ti ha fregato il posto, e se chiami i vigili puoi stabilire un altro record: il mio l'ho stabilito nel il 22/9/2015: 95 minuti di attesa. Mi chiamo Stefano, ho 35 anni, sono tetraplegico e giocatore di rugby. E non mollo, siamo noi i vincenti. Vincente è chi resiste in questo paese che tenta -con indifferenza e prepotenza- di schiacciarci la dignità. Peggio ancora c'è solo la pietà. Siamo noi i vincenti. Noi che lottiamo per salir su un autobus, sui marciapiedi e -quando impossibilitati- via in strada, facendo slalom tra macchine impazzite, infastidite da noi in carrozzina, odiati quasi quanto i ciclisti. Mi chiamo Stefano e ho capito presto che se ti lamenti e ti fai assistere troppo smetti di vivere. Lavoro al Centro per l'Autonomia di Roma, insegno come essere autosufficiente anche in carrozzina. Tutto si può fare, volendolo fare: andare in bagno, cucinare, fare all'amore. Siamo noi i vincenti, perché sogniamo solo la normalità nell'uguaglianza". (A. Battantier, dedicato a Stefano Asaro, 2016).


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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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