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PAOLO POLI

PAOLO POLI: NON C'È AMORE PIÙ GRANDE CHE REGALARE AL PUBBLICO LA FANTASIA. "Mi chiamo Paolo Poli, ho sempre giocato seriamente con la vita, prendendola in giro senza dargliela troppo a vedere. Amo l'innocenza mascherata dal male, e il male, invece, mi piace immaginarmelo tenero, tristo imbevuto in salsa di ironia e farsa. La mia santa preferita? Indubbiamente Rita da Cascia, una santa da Oscar. La vita è noiosa e va condita in qualche modo. Suvvia coraggio, travestitela di luci colorate, che ciascuno trovi la sua essenza perversa e preferita, e si prepari da sé il suo diabolico cocktail, perché tanto la vita, così com'è, non si può bere. Nel mio finale di partita chiedo solo di andare e, senza aspettare, godo. Non posso certo io occuparmi di Godot, io me ne vado, voglio il cerchio magico, un milione di candele, un mondo d'acqua. A chi ha come nemica noia e ipocrisia, cedo un poco di travestitismo e trasgressione e, soprattutto, la mia fantasia. Non c'è amore più grande che regalare al pubblico la fantasia, per amore, per magia.  Felice è chi riempie una piazza vuota travestendosi da lorsignori senza che lorsignori lo sappiano, pur ridendo essi a crepapelle. Ed ogni volta è tutto da rifare, pover'uomo che son io, leggero e nobile però. Gli equivoci di una notte li ho risolti alla mattina, sorseggiando un tè con il Babau, disquisendo amabilmente su quel conformismo che alle volte indossi pure te. Chi non prova non ci crede che è possibile inventare un mondo nuovo più reale della fantascienza. E lasciatemi divertire, perché tanto siamo tutte delle gran bugiarde. Ed è brutto amare i fiori e doversi accontentare di fare il fioraio". (M. Thompson Nati, Around, 2015. Around Paolo Poli).

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SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e