Un ricordo. Mia madre mi diceva: "Non fare colazione con troppi biscotti". Riempivo la tazza di biscotti. Cosa intendeva per "Troppi"? Non lo diceva. Ed io, che ne frantumavo con pollice ed indice una trentina (troppi?) scendevo il giorno dopo a 25. E lei diceva: "Non fare colazione con troppi biscotti". Ed io, malvolentieri, passavo a 23, 21, 20, 19 e via scendendo di numero. Per lei erano sempre troppi, ma non diceva mai il numero. Alla fine delle medie, dopo l'esame (portai la scoperta dell'acqua su Marte), smisi di mangiare biscotti, ma anche tutto il resto, ad eccezione di ananas e gelato allo champagne. Un anno dopo ripresi a mangiare 1 biscotto, poi 2, 3, 5, 7, 10, in quell'unico modo che avevo per farla franca: in silenzio, lentamente. E infatti non se ne accorse. Arrivai a 20 biscotti al giorno. Verso i 18 anni tornai a 30. Quando mia madre scomparve, decisi per sempre di smettere di mangiare biscotti. Anche perché era lei che me li cucinava.
Un ricordo. Mia madre mi diceva: "Non fare colazione con troppi biscotti". Riempivo la tazza di biscotti. Cosa intendeva per "Troppi"? Non lo diceva. Ed io, che ne frantumavo con pollice ed indice una trentina (troppi?) scendevo il giorno dopo a 25. E lei diceva: "Non fare colazione con troppi biscotti". Ed io, malvolentieri, passavo a 23, 21, 20, 19 e via scendendo di numero. Per lei erano sempre troppi, ma non diceva mai il numero. Alla fine delle medie, dopo l'esame (portai la scoperta dell'acqua su Marte), smisi di mangiare biscotti, ma anche tutto il resto, ad eccezione di ananas e gelato allo champagne. Un anno dopo ripresi a mangiare 1 biscotto, poi 2, 3, 5, 7, 10, in quell'unico modo che avevo per farla franca: in silenzio, lentamente. E infatti non se ne accorse. Arrivai a 20 biscotti al giorno. Verso i 18 anni tornai a 30. Quando mia madre scomparve, decisi per sempre di smettere di mangiare biscotti. Anche perché era lei che me li cucinava.