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Visualizzazione dei post da novembre, 2022

IL MIO CANE ANZIANO

Quando il tuo cane diventa anziano cambiano molte cose, alcune veloci, alcune pian piano, che quando ti fermi a pensarci quasi ti scoppia il cuore.  Cambiano le passeggiate, che si adattano al suo passo, cambia il modo di giocare, non è più il ghepardo di una volta. Una volta ti sentiva arrivare da lontano, ora ogni tanto arrivi e devi andare a dirgli: "Hey, e quindi?" e allora lui ti fa le feste il doppio, quasi a chiederti scusa perché proprio non ti aveva sentito. Quando il tuo cane diventa anziano ti prendi il tempo per regalarvi momenti speciali e non te ne frega  niente di dire agli altri: "Non esco, sto con il cane!". Lui c'è sempre stato, pronto a leccarti la faccia ogni volta che hai pianto, ad acciambellarsi sul letto ogni volta che stavi male.  E lui era lì mentre qualcuno se ne andava, e quando uscivi incurante dei suoi occhioni imploranti, ma poi quando tornavi era comunque una festa perché gli esseri puri non conoscono il rancore.  Quella notte ho

LO ZIO GIANNI (ED ESSERE ME STESSO)

Si parla con gli amici e quello che esce sempre fuori è che tutti vogliono fare i soldi, e pure in fretta. Io non voglio fare i soldi. Vorrei stare bene con me stesso e ho sempre invidiato mio zio Gianni (disegnatore a piazza navona) che dopo i 50 anni, per 20 ha vissuto in una tenda all'Interno del suo garage-laboratorio. Zio Gianni è stato un uomo felice pur vivendo con l'essenziale. Ci sono i beni materiali ma io mi chiedo: possibile che vadano a schiacciare così pesantemente i beni dell'anima? Oggi sembra che esisti se hai qualcosa e arriviamo al colmo di una mia amica che si è fatta fare un iPhone da più di 1000€ con il papà senza lavoro.  Lei dice:  "Tanto l'ho preso a rate".  E brava fessa, così lo paghi 2000€. Troppi ragazzi hanno il terrore di passare da sfigati se non hanno certi oggetti di moda, sempre a farsi fregare da quello che altri pensano di loro.  Come se non avessero personalità. Sto cercando di capire cosa voglio e il consumismo allontana

MENEFREGHISMO: INSTALLAZIONE AL PINCIO (Mostra permanente in itinere)

Che cos'è il genio insito nel menefreghista?  È utilizzare due buste per avere il culo al caldo e quando finisci di mangiare ti alzi e te ne vai.  Pensi:  Uno che ha usato le buste per il culo le può usare anche per pulire i resti.  No, le buste le lasci lì, a mo' d'installazione d'arte contemporanea orrenda, un dialogo allo specchio per riflettere sul percorso di merda che da tempo immemore ha intrapreso l'uomo in società. Diamoci la mano per attraversare il mondo.  Siamo esseri umani in libertà di esprimerci sapendo che il bene della collettività è superiore al menefreghismo del singolo. Accettiamo il menefreghismo solo se non intacca gli altrui diritti e libertà. Ps La signora delle pulizie, responsabile del gabinetto del Pincio, mi ha detto che si trattava di una coppia italiana in vacanza, si sono fatti anche delle foto turistiche.  Quando sono andati via la signora ha ricordato loro di buttare le cartacce.  Al che hanno risposto:  "Per questo ci siete voi

CIBO ED INCUBI (I BACI PERUGINA)

Sono sempre stata ingorda di dolci. Il cibo non era distrazione ma affetto mancato e comunque non ha mai riempito quel vuoto che avevo dentro; pensavo fosse il male minore ed era invece sempre la stessa cosa. Quante volte sono fuggita in questa vita, sentendomi in trappola e senza forza di lottare.  Ho bisogno d'amore, abbracci, carezze, chissenefrega la retorica del sentimento, vorrei essere smielata come un bacio Perugina…poi due, tre, 100 baci Perugina. Ho fatto un sogno, fuggivo da mostri che mi volevano ammazzare ed io fuggendo oltrepassavo un cancello. Era buio, solo un lampione acceso a intermittenza, tanta nebbia. Per trovare rifugio varcai l'ingresso di una vecchia fabbrica. Sarà che ho visto recentemente con mia figlia "la fabbrica di cioccolato", resta il fatto che questa era la fabbrica Perugina e decine di operaie si dedicavano alla preparazione dei famosi baci.  Mi prese per i capelli un guardiano, rimproverandomi perché stavo con le mani in mano. Mi dis

IRENA SANDLER

"Mi chiamo Irena Sendler, ho 95 anni ed è vero: facendo l'infermiera è possibile salvare tante vite umane.  Ho avuto modo di salvare 2500 bambini, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, procurando i documenti e rifugi sicuri.  In famiglia eravamo cattolici, ed è stato mio padre a farmi capire che Cristo rinasce ogni mattina dentro di noi, ma va alimentato con l'amore.  In chiesa non ci andavamo tanto. Seguivamo il Vespro, per riposarci. La Chiesa, le panche, sono fatte per riposare.  La vera chiesa è dentro di noi.  La via per la santità porta all’aridità.  Ci sono cose troppo importanti per pensare anche alla santità.  Papà era medico e morì di tifo, mentre curava malati che altri suoi colleghi avrebbero lasciato imputridire al vento.  Ero angosciata per quello che non facevo.  E quello che facevo non mi soddisfaceva.  Durante gli studi mi chiesi un giorno:  Perché gli studenti ebrei non possono più studiare?  Lo feci presente e venni sospesa per tre anni. 

KINTSUGI (L'ARTE DI RIPARARE)

Me l'ha insegnato mia nonna. KINTSUGI significa "riparare con l'oro". È una pratica giapponese che usa oro o argento liquido per riparare -saldando- frammenti di oggetti in ceramica. È possibile riparare con l'amore, bene prezioso che trasforma finanche l'odio e la disfatta. Invece di buttare via, mia nonna aggiustava.  Abbiamo ancora a casa tazze e piatti incollati con sopra nastrini colorati. Realizzava creazioni  bellissime.  Una volta -a 10 anni penso- ruppi appositamente una tazza per divertirmi a ripararla.  Nonna mi prese da parte e mi disse:  “Avrai tempo per romperti o riparare per davvero. Verrà il tempo delle cicatrici, bambina mia. Ora, pensa a mantenere sano quello che è sano". Nei momenti cupi ho pensato che non si può riparare proprio tutto.  Il vaso non perderà più acqua ma quei segni rimarranno per sempre.  Come un tradimento. Ma ancora io penso che il migliore collante resti sempre l'amore. Occorre provare a "ricucire" le c

LA BARCA GRANDE DI RUGGINE

La magia è che mi hanno portata via da casa mia. Io ci stavo bene ma ogni giorno moriva qualcuno e mio padre disse "o tutti o nessuno". Mi chiamo Aisha, mio padre è scomparso prima che facesse la magia allora sono partita con mio zio, in mare aperto, per cercarlo, salpando su una barca con altri 100. Il viaggio era lungo e, la notte, la nonna di tutti raccontava le storie a noi piccoli, ma l'ascoltavano anche i grandi. Ci parlava dei mostri marini che custodivano il passaggio dell'oltremare. Restavamo in silenzio avvolti dal sogno. Di giorno giocavamo ai pirati ma il digiuno portò via la voglia di giocare ed ecco allora il sogno anche di giorno. Mi aiutarono le parole del mio maestro al villaggio,  chiusi gli occhi ed iniziai a respirare lentamente, profondamente. Chi non lo sa, pensa che il lungo tragitto di quando ti portano con i barconi per giorni, sia più facile del deserto libico.  Ma tutto questo mare, da quassù, è più o meno un deserto.  Stavamo morendo di set