Una mattina, davanti allo specchio, Sara notò che qualcosa era cambiato. Non era più la stessa. Non era il tempo a segnare il suo volto, non erano le rughe a parlare di anni passati. Era altro, più profondo. La pelle avesse smesso di essere pelle, come se il suo corpo fosse stato lentamente riscritto, strato dopo strato, da una mano invisibile. Le sue certezze, un tempo scolpite in granito, erano ora ridotte a fragili pieghe di carta, incapaci di sostenere il peso di alcun pensiero definitivo. Si passò una mano sulla guancia, la sentì leggera, quasi evanescente. La sua pelle era diventata una superficie liscia, impalpabile, carta di riso. Una volta si era considerata invincibile. Le piaceva pensarsi Wonder Woman, una donna d'acciaio. Aveva costruito la sua vita su fondamenti solidi: organizzazione, sicurezza, ordine, disciplina, lavoro, relazioni, successo. Negli ultimi anni, uno ad uno, quei pilastri erano crollati. Il lavoro, che un tempo le dava uno scopo, ora era solo una
Non c’è sentiero da seguire, solo questo istante, trasparente e vuoto, dove sei. Le ombre del mondo non ti sfiorano, perché non sei ombra, non sei ciò che dicono, né ciò che sperano. In quel vuoto, sei già il tutto, senza nome, senza forma, contro nessuno, perché non c’è nessuno. Essere se stessi non è ribellione, né adattamento, è come l'acqua che scorre, senza chiedere permesso, senza temere l'argine. Non puoi essere altro, perché altro non esiste. (A. Battantier, Memorie di uno zen, 2024. Dedicato a Maly) #memoriediunamore #memoriediunozen #memoriediunapoesia #miplab