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LA DONNA DI CARTA (Nella completa accettazione di ciò che è)

Una mattina, davanti allo specchio, Sara notò che qualcosa era cambiato. Non era più la stessa.  Non era il tempo a segnare il suo volto, non erano le rughe a parlare di anni passati.  Era altro, più profondo. La pelle avesse smesso di essere pelle, come se il suo corpo fosse stato lentamente riscritto, strato dopo strato, da una mano invisibile.  Le sue certezze, un tempo scolpite in granito, erano ora ridotte a fragili pieghe di carta, incapaci di sostenere il peso di alcun pensiero definitivo. Si passò una mano sulla guancia, la sentì leggera, quasi evanescente.  La sua pelle era diventata una superficie liscia, impalpabile, carta di riso.  Una volta si era considerata invincibile. Le piaceva pensarsi Wonder Woman, una donna d'acciaio.  Aveva costruito la sua vita su fondamenti solidi: organizzazione, sicurezza, ordine, disciplina, lavoro, relazioni, successo. Negli ultimi anni, uno ad uno, quei pilastri erano crollati. Il lavoro, che un tempo le dava uno scopo, ora era solo una
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ALTRO NON ESISTE

Non c’è sentiero da seguire, solo questo istante, trasparente e vuoto, dove sei.   Le ombre del mondo non ti sfiorano, perché non sei ombra, non sei ciò che dicono, né ciò che sperano. In quel vuoto, sei già il tutto, senza nome, senza forma, contro nessuno, perché non c’è nessuno.   Essere se stessi non è ribellione, né adattamento, è come l'acqua che scorre, senza chiedere permesso, senza temere l'argine. Non puoi essere altro,   perché altro non esiste.   (A. Battantier, Memorie di uno zen, 2024. Dedicato a Maly) #memoriediunamore #memoriediunozen #memoriediunapoesia  #miplab 

LA TENSIONE TRA LA FIDUCIA E IL TRADIMENTO (Solo quelli a cui hai aperto il cuore possono pugnalarti davvero. La fragilità della fiducia. E l’illusione è tua, non della persona che ti ha tradito. Tu hai dato loro il potere di ferirti)

LA TENSIONE TRA LA FIDUCIA E IL TRADIMENTO (Solo quelli a cui hai aperto il cuore possono pugnalarti davvero. La fragilità della fiducia. E l’illusione è tua, non della persona che ti ha tradito. Tu hai dato loro il potere di ferirti) Ci fidiamo perché abbiamo paura della solitudine, della realtà che ci stritola, e così diamo una fetta di noi stessi a qualcuno, pensando che ci restituiranno la stessa merce. Ma non funziona sempre così. Le persone non sono costruite per mantenere promesse, per reggere il peso delle aspettative altrui. Prima o poi, capita, ti tradiscono. È inevitabile. E la cosa più schifosa è che solo quelli a cui hai aperto il cuore possono pugnalarti davvero. Gli altri non hanno quel potere. Mi rendo conto che così si confondano due cose: l’attaccamento e la fiducia.  La fiducia sembra una sorta di contratto, un accordo che esige reciprocità. Ma la fiducia, la vera fiducia, non ha nulla a che fare con il controllo sugli altri. Non ha a che fare con l’aspettativa di es

COME SE CI FOSSE UN FUTURO (Il futuro a 16 anni)

A sedici anni tutto sembra più grande di quello che è. O forse è solo che io sono ancora troppo piccola per capire dove finisco io e dove inizia questo mondo che mi sta crollando addosso.  Lo sento addosso, nelle spalle, nel petto. Qualcosa si è bloccato, perennemente conficcato. Lo sento sempre.  E per quanto faccia respiri profondi, non vuole andarsene. Un grumo formato da urla e gemiti aggrovigliati, intrecciati fra loro uno strato dopo l'altro.  È come se respirassi e il fiato mi rimbalzasse contro, come un pugno nello stomaco.  Le persone attorno a me continuano a parlare di futuro, a chiedermi cosa voglio fare.  Come se ci fosse un futuro. Come se non vedessero che tutto sta cadendo a pezzi. Parlano di università, di lavoro, di soldi, di case. Io vedo solo l'aria che si fa più sporca, il mare che si riempie di plastica, le persone che diventano sempre più mostri.  Vogliono che io segua le loro orme, che mi adegui. Che giochi secondo le loro regole, ma come posso fare quan

NON DARE NULLA PER SCONTATO (tra filosofia zen e andate tutti affanculo!)

Ho letto un libro zen, uno stava sempre lì a filosofeggiare sull'esistenza, sul vivere nel presente, ma che vuol dire davvero non rincorrere il domani?  Perché alla fine della giornata, non importa quanto ci sbattiamo a star qui e ora, quel domani arriva comunque, sbattendoci in faccia le sue pretese.  Il problema è che siamo troppo orgogliosi, troppo presi dalle nostre vite per renderci conto di ciò che davvero conta.  Le persone che abbiamo intorno, quelle poche che valgono qualcosa, le lasciamo scivolare via, come se ci fossero dovute per sempre.  Non onoriamo un bel niente. Non diamo un bacio in più a chi amiamo, non guardiamo mai davvero negli occhi chi ci sta accanto. Sarà che vivo in un costante stato di ribellione e ho fastidio per la superficialità dell'esistenza.  Ma lo so che se perdiamo noi stessi, abbiamo perso tutto.  E qui non si tratta di correre dietro al domani, ma di comprendere l’essenza dell’oggi. Vivere oggi significa sentire ogni respiro, ogni emozione, a

NONNI, GENITORI, FIGLI

Nel giardino un vecchio albero si piega. Le sue foglie tremano, cadono piano.   Un tempo forte, ora stanco, vuole riposare. Il bambino è grande ormai. La mano che lo teneva stretto ora si affida alla sua. Un passo incerto,   una parola si perde,   diventa quel bambino la guida sicura. Papà è stanco, mamma cerca la via, il bambino c’è, cammina accanto,  Un fiore  sboccia accanto al vecchio albero. Il tempo cambia,  l’amore rimane, il sole scende, il bambino tiene stretta la mano   che lo teneva un tempo. (A. Battantier, Memorie di un amore, 2009) *** IL VECCHIO E IL BAMBINO Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera. I due camminavano, il giorno cadeva, il vecchio parlava e piano piangeva, con l'anima assente, con gli occhi bagnati, seguiva il ricordo di miti passati. I vecchi subiscon le ingiurie degli anni, non sanno distinguere il vero dai sogni. I vecchi non sanno, nel loro pensiero, distinguer nei sogni il falso dal vero. L'immensa pian

QUANDO L'ALLIEVO SUPERA IL MAESTRO

Dopo 10 anni di attesa un allievo venne finalmente ricevuto dal suo venerabile maestro, per il rito di beveraggio nella tenda del tè.  Il maestro servì un fumante tè da una gigantesca teiera. Colmò la tazza del suo ospite, continuando con noncuranza a versare il liquido che, iniziò a traboccare, inondando il tavolo tutto e le gambe del povero allievo.  Questi, trovò giusto il coraggio per dire:  “Maestro, la tazza è ricolma!” Il maestro rispose con uno sguardo severo:  “Come questa tazza, tu sei ricolmo delle tue sciocche opinioni. Come posso spiegarti la Via della Conoscenza, se prima non vuoti la tua tazza?”  L'allievo si alzò, prese delicatamente la sua tazza ricolma e -tutto d'un tratto- la vuotò, sul viso del maestro. Poi, abbandonò la tenda, lasciando il maestro perplesso ed ustionato.  L'allievo si aprì una scuola sua. La chiamò la SCUOLA DEL TÈ. La frase incisa nel legno dello stemma recitava: SCUOLA DEL TÈ, QUI OGNUNO IL TÈ SE LO VERSA DA SÉ.  (M. Thompson Nati, I