Si lavora sodo, e mi ritrovo nervoso a mangiare stecchi di liquirizia, li sbrano per pensare poco quei frammenti ancora in testa che nessun bisturi di realtà ha saputo estrarre da me.
Lo psicologo della Asl continua a suggerirmi di riprendere le arti marziali, "o a limite -mi dice- scrivi qualche poesia". Lo psicologo mio lavora per facili associazioni: Arti- Arti Marziali, e poi? Venerdì prossimo in seduta dove arriverà a spingersi? Oserà propormi Marziale, poeta dalle mille contraddizioni,in cui mille antinomie si delineano e si fondono, creando un caleidoscopio di temi e di toni? Ma vaffanculo a Marziale e agli psicologi.
Ce la farò, ce la farò, ce la farò da me, è questo il mio modo di scendere giù fino all'inferno, in questo modo posso togliermi l'anima e ricominciare da capo. Ci ho passato due anni in questo inferno, e se qualcuno mi parla ancora di amore, bene può farlo: ma prima serve aspettare, serve baciare, serve guardarsi di nuovo negli occhi, in attesa dell'ineluttabilità che spazzerà quei frammenti rimasti.