C'era una volta un piccolo dio creatore. Per non perdersi creò un modellino di infinito. Creò qualcosina di grezzo, un piccolo universo come lui concepibile.
C'era una volta un piccolo uomo che non credeva al dio creatore e non credeva neanche ai modellini, se non per giocare con la busta in edicola: "Il mondo è un computer" o la raccolta di figurine: "Colleziona tutti i mondi possibili".
C'era una volta un piccolo dio che non poteva sbagliare e cercava l'uomo che sbagliava troppo, per continuare ad essere perfetto.
C'era una volta un piccolo uomo che cercava di capire le domande da fare; gli imprevisti lo accompagnavano persino nell'immersione di un biscotto nella tazza, con gli schizzi di latte sulla cravatta.
C'era una volta un piccolo dio che aveva inventato WOG: World Online Game. WOG era un gioco che supportava miliardi di giocatori contemporaneamente, ed era ambientato in un gigantesco mondo virtuale. Vinceva sempre lui.
C'era una volta un piccolo uomo che giocava a WOG. Era bravo, ma alla fine perdeva sempre per un soffio. Arrivava sempre secondo.
C'era una volta un piccolo uomo che voleva provare ad abbracciare il mondo, anche se non aveva le prove per dimostrarlo. Non voleva giocare a WOG, voleva darsi da fare, mistero o non mistero, simulazione o non simulazione. C'era ancora tanto da fare.
(da A. Battantier, c'era una volta un piccolo dio, ed.battar, 2010)