ADULT GIRL (Per guarire, deve uccidere la bambina. Ma se uccide la bambina, uccide la parte che vuole guarire. Forse la salvezza è smettere di cercare la perla. Finché non darà un nome a quei lutti e li affronterà uno per uno, la bambina continuerà a urlare perché il suo dolore non è stato riconosciuto)
Ha passato i vent'anni sognando suicidio e amore. Immaginate "un Mondo Normale", dove gli adolescenti sono imbalsamati in un rituale di "gioia spensierata e puro divertimento" obbligatorio.
Chi non partecipa viene marchiato come "Anomalo" e spedito in un centro di rieducazione dove gli insegnano a "comportarsi da adulti", usando lamette e coltelli.
"Adult Girl”, un ossimoro per meglio identificare chi è stato derubato del proprio dolore adolescenziale.
Chi non mai avuto una bella dose di angoscia? Il kit del trauma contiene: ragazzini cupi, notti dimenticate e un'ostrica senza perla! La perla è stata venduta a parte, a nostra insaputa.
La bambina dentro di lei non si è comportata bene. Ha voluto urlare. Hanno provato a seppellirla. La bambina era l'unica cosa reale in tutto questo casino. Il resto -il mondo normale, i ragazzi di scuola, la Forza con la F maiuscola- era tutto una cazzata. Lo dicevamo con Millo, alle panchine di Castel S.Angelo, tra una canna e l'altra: così va la vita su questo maledetto pianeta.
Chi sono io per scavare la sua fossa?" È esattamente ciò che la società chiede di fare fin dal primo giorno: seppellire la bambina che urla.
Le hanno dato una pala chiamata "maturazione" e le hanno detto: "Scava,, scava!".
E lei -le piaceva studiare- ha obbedito. Ora si lamenta che la buca è vuota.
Un'anima intrappolata chiede di uscire, è intrappolata tra il terrore esistenziale e la catastrofe".
Ad un certo punto te ne rendi conto: è una trappola.
Per guarire, deve uccidere la bambina. Ma se uccide la bambina, uccide la parte che vuole guarire.
Più cerca di agire da adulta, più la bambina si ribella. Più la bambina si ribella, più lei sente il bisogno di agire da adulta.
Vorrebbe essere libera, ma libera di cosa? Del suo corpo? Del suo desiderio? Della sua malinconia? No, vuole essere libera della libertà stessa.
"Qualcuno mi dica come curare il terrore". Non c'è risposta. Ma l’unica azione possibile non è aspettare, come una bambina, che l'altro ripari i danni. Ma l'altro è assente. È sempre stato assente. La scena è vuota, va rifatta.
Tutta quella rabbia repressa, bloccata tra l'infanzia e l'apocalisse.
Marina ha una crisi di desiderio. Desidera il passato che non ha avuto, desidera la morte che non è arrivata, desidera l'amore che l'ha derubata.
L'hanno derubata del trauma adolescenziale e lei se lo fa in casa con il fai-da-te: lamette e coltelli, arterie mancate.
"Sono un'ostrica senza perla". Ma la perla era il prodotto di una malattia, no? Quindi è un'ostrica sana. E in questo mondo malato, un'ostrica sana è la più tragica delle sconfitte.
Naviga Marina in uno stato perpetuo di transitorietà, un limbo tra l'infanzia e una maturità mai raggiunta, sempre in fuga, come nei suoi vent'anni, ma senza una meta, solo con "il terrore dentro".
Si sente l'odore della sua stanza. Un odore di lacrime, peluche e disinfettante per le lamette.
La colpa è di un mondo che le ha rubato qualcosa, e ora lei vaga in una nebbia di dolore.
La sua è la rabbia silenziosa della ricostruzione dopo una guerra che non ha combattuto ma i cui crateri costellano la sua anima. Tra le macerie, cerca di riparare con le proprie mani i danni di un conflitto di cui ignora l'origine.
La domanda non è "come curare il terrore", ma "chi ha costruito il terrore".
Una qualche essenza malata ha bisogno di adolescenti normalizzati, funzionali, consumisti.
Lei, non essendoci rientrata, viene etichettata come "anomalia". Il suo dolore è la prova del fallimento del sistema nel fornire un'identità autentica, non imposta.
Le sue parole sono pietre lanciate contro il muro di vetro della sua prigione. Ogni riga è un lutto, non per ciò che è accaduto, ma per ciò che non è mai potuto accadere. È il dolore di un'assenza, più straziante di una presenza.
La sua lingua è semplice, diretta, come un coltello. Dice "voglio essere libera" perché conosce il peso della prigionia. Sotto il tappeto ha nascosto tutto. Ma i cumuli sotto il tappeto fanno inciampare.
Un'ostrica senza perla. Tutti si aspettano una perla dal dolore. Ma a volte il dolore è sterile. A volte il dolore è solo un dolore. E l'ostrica, semplicemente, vive. Forse la salvezza è smettere di cercare la perla.
Marina crede che esista un "mondo normale" in cui gli adolescenti vivono "puro divertimento". È una fantasia, una costruzione artificiale. La sua infelicità deriva dal confrontare la sua realtà con un'idealizzazione falsa. La ragione dovrebbe guidarla a smantellare questo falso ideale.
Marina sta vivendo necessarie perdite. Ma non ha mai permesso a se stessa di piangere quelle perdite. Ha perso un'adolescenza, un'innocenza, una normalità. Finché non darà un nome a quei lutti e li affronterà uno per uno, la bambina continuerà a urlare perché il suo dolore non è stato riconosciuto.
Tutto ciò deriva da un sentimento di inferiorità generato dalla percezione di essere "diversa", di non appartenere al "mondo normale". La sua fuga, i suoi sogni di morte, sono una strategia di compensazione fallimentare.
Non dobbiamo "curare" questa bambina. Dobbiamo ascoltare quello che la sua anima sta cercando di dire. La sua rabbia, il suo desiderio di scendere negli abissi, sono un richiamo dell'anima, che rivendica il suo diritto a scendere negli inferi e a risalirne. La patologia è un grido dell'anima per un'accoglienza più profonda.
Il problema risiede in una parola: "ora". "Ora la mia forza è ritornata". "Ora vedo ciò che ho imparato". "Ora sono solo una ragazzina adulta". Ma cos'è questo "ora"? È forse diverso da ieri o da domani? No. È solo un'idea. Lei dice di voler essere libera. La libertà non è alla fine di una cura, non è la riparazione di ciò che è rotto. La libertà è comprendere, “ora”, senza il giudizio del passato o la paura del futuro, che non c'è nessuno da curare. C'è solo questo, il fiore che si lascia andare, senza un chicchessia che lo lascia andare. In quella percezione pura, senza scopo, senza tempo, senza nome...è già libera.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di una canzone, Mip Lab, 8/25)
***
MARINA - ADULT GIRL
I can let go of the flower, now my power has returned
I can look back at the past, now I see what I have learned
Try my best to act my age, but the child won't behave
She wants to scream and cry and rage, and who am I to dig her grave?
The teenage years I never lived
The innocence of high school kids
Young romance and endless nights of carefree joy and pure delight
Didn't grow up in a normal world
And now I'm just an adult girl
Now I'm too old to die young, but at least I had some fun
Spent my twenties on the run drеaming of suicide and love
Think I'm stuck somewhеre between childhood and va-va-voom
Always cycling in between existential dread and doom
Messy, numb, razors and knives
Missed arteries and blacked out nights
Kittens, mittens, plushie toys
Bows and hearts and sullen boys
Robbed me of a teenage world
Now I'm just an adult girl
An adult girl
Someone, tell me how to heal the terror livin' inside me
I don't even know what's real, I just know I wanna be free
All the things I lost and loved
Swept them underneath the rug
Like a child, I wait and hope
You might repair the things you broke
Now I understand the world
Of adult boys 'cause I'm an adult girl
I'm an oyster without a pearl
But that's just how it is for an adult girl
An adult girl
Adult girl
Posso lasciar andare il fiore, ora la mia Forza è ritornata.
Riesco a guardare il passato, ora vedo ciò che ho imparato
Faccio del mio meglio per comportarmi da adulta, ma la bambina non vuole fare la brava
Vuole urlare e piangere di rabbia, e chi sono io per scavare la sua fossa?
Gli anni dell'adolescenza che non ho mai vissuto
L'innocenza dei ragazzi di scuola
Giovani amori e notti infinite di gioia spensierata e puro divertimento
Non sono cresciuta in un mondo normale e ora sono soltanto una ragazzina adulta
Ora sono troppo vecchia per morire giovane, ma almeno mi sono divertita un po'
Ho passato i miеi vent'anni in fuga, sognando il suicidio e l'amore
Pеnso di essere bloccata da qualche parte, a metà strada tra l'infanzia e quel fascino eccitante, attraente e pieno di energia, in un ciclo infinito tra il terrore esistenziale e la catastrofe
Incasinata, intorpidita, lamette e coltelli, arterie mancate e notti dimenticate
Gattini, guantini, pupazzi di peluche, fiocchi cuori e ragazzi cupi.
Derubata di un mondo adolescenziale, ora sono soltanto una ragazzina adulta
Qualcuno mi dica come curare il terrore dentro di me, non so neppure cosa sia reale, voglio soltanto essere libera.
Tutte le cose che ho perso e ho amato le ho nascoste sotto il tappeto, come una bambina, aspetto e spero che tu possa riparare le cose che hai distrutto
Ora capisco il mondo dei ragazzini adulti perché sono una ragazzina adulta, sono un'ostrica senza perla, ma è così che funziona per una ragazzina adulta
(Marina Diamandis, Christopher J. Baran)
#memoriediunamore
#MIPLab
#menoriediunacanzone
#marina
#adultgirl