C'è un canto navajo che gira in rete. Bellissimo. Leggendolo, quasi quasi ti viene da sorridere. Sembra tutto così leggero, così naturale. Come mille venti che soffiano, la pioggia gentile, le stelle sulla finestra. Magari fosse così. La verità, invece, è che quando una persona che ami se ne va -non muore, ma sparisce dalla tua vita- non è come un diamante nella neve. È come un sasso in gola. Che non va né su né giù, e ti fa male ogni volta che respiri. Tu leggi "non avvicinarti alla mia tomba piangendo", ma il problema è che la tomba non c'è. Loro sono vivi, da qualche parte, e tu non puoi nemmeno piangere su una pietra. Devi piangere sul divano, per strada, quando passi dal pub irlandese dove andavate insieme a farvi una birretta e giocare a freccette. Sarebbe bello pensare che sia come la luce sul grano, o il canto degli uccelli. Invece no. È il silenzio in casa la mattina. È il messaggio che non arriva più, il citofono che non suona più. È quella cosa lì che ...
SULL'EGUAGLIANZA DI TUTTE LE COSE (siamo già uguali, solo che non lo sappiamo. O non lo vogliamo sapere)
Ho letto il libro di Rovelli "Sull'eguaglianza di tutte le cose". Secondo lui tutto è connesso, non esistono cose separate, siamo tutti parte dello stesso movimento. E io, che ci avevo preso gusto in questi anni a sentirmi così solo, ho pensato: azz…ma allora non sono mai stato veramente solo. Epperò poi guardo la vita di tutti i giorni e sembriamo così diversi. Ci trattiamo come se fossimo fatti di materiali diversi. Invece Rovelli dice che siamo tutti della stessa pasta. Anzi, non siamo nemmeno pasta, siamo più come onde nello stesso mare. Quando ride uno, vibra un po' tutto il mare. Quando piange uno, trema un po' tutto il mare. Mi sa che però alcune persone non vengono ascoltate. E perché allora ci comportiamo come se non fosse vero? Perché chiudiamo le porte, costruiamo muri, facciamo finta che il dolore degli altri non ci riguardi? Forse perché è più comodo. Se siamo tutti uguali, allora le ingiustizie pesano il doppio. Se siamo tutti connessi, allora non p...