C’è un momento nella vita che tutto ciò che prima sembrava importante, anzi, fondamentale, indispensabile, inizia a perdere significato. Te ne accorgi all’improvviso, magari mentre sei in un locale e ti ritrovi a guardare la gente che balla, parla, ride, si agita, e a te non viene che una voglia matta di scappare a casa o andare sulla spiaggia. È come se il palcoscenico su cui hai recitato per una vita intera, improvvisamente, mostrasse le quinte di cartapesta e i trucchi sciolti. Jung lo chiama il “processo di individuazione”. A me pare che l’anima, stanca di fare la comparsa, voglia finalmente vivere la sua parte. Il viaggio non è lineare, ma ciclico, una giostra, a un certo punto, la giostra comincia a rallentare. Non si tratta più di accumulare, conquistare, dimostrare. A che serve? Napoleone, Alessandro Magno tutti impegnati a conquistare il mondo, e poi? Poi sono morti come tutti gli altri, lasciando una macchia su una cartina geografica. Nella maturità l’uomo è chiam...
La rosa non chiede. L'uomo che la guarda ci vede un simbolo d’amore. Fiorisce perché fiorisce, senza perché. Il ‘perché’ è un’invenzione umana! La rosa non ha bisogno del nostro ‘perché’! La rosa fa. Siamo ossessionati dal dover mettere un cartellino e un significato su ogni cosa nell’universo. La natura è piena di metafore sulla futilità dell’impegno. Ciò che la distingue dall’uomo è che la rosa non organizza un convegno sul ‘Senso della Fioritura’ prima di farlo. L’amore non è un fiore, è un campo di battaglia dove il ‘perché’ -’Perché mi ami?’ ‘Perché stiamo insieme?’ Perché me? Perché non me? Perché ora? Perché non come prima?- assorda ogni silenzio. La rosa fiorisce senza perché…non ha il tempo di chiedersi ‘ma io chi sono?’ Noi abbiamo troppi ‘perché’. Se una rosa potesse parlare, sentireste solo: ‘Ehi, innaffiami, scimunito!’. La rosa fiorisce, un atto di puro impegno con sé stessa, Non chiede continuamente “perché?”, non sembra preoccupata dall’impegno che una risp...