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“LA GIOVINEZZA, LA RABBIA: DJOKOVIC E IL CREPUSCOLO DELL’INVINCIBILITÀ” (La crudeltà del tempo è nella sua semplicità. Non serve scriverlo a due voci: il corpo cede, punto)

Novak Djokovic sulla sua partita:

“Non credo sia sfortuna. È solo l'età. L'usura del corpo. Per quanto io mi prenda cura di me, la realtà mi colpisce in questo momento, nell'ultimo anno e mezzo, come mai prima, a dire il vero. È difficile per me accettarlo, perché sento che quando sono fresco e in forma posso ancora giocare un ottimo tennis. L'ho dimostrato quest'anno. Giocare al meglio dei 5, in particolare quest'anno, è stata una vera lotta per me fisicamente. Più il torneo si protrae, più la condizione peggiora. Quest'anno ho raggiunto le semifinali di ogni Slam. Devo giocare contro Sinner o Alcaraz. Questi ragazzi sono in forma, giovani, brillanti. Mi sento come se stessi affrontando la partita con il serbatoio mezzo vuoto. Non è possibile vincere la partita in questo modo. È così che è. È una di quelle cose che devi accettare e abbracciare in qualche modo. Affronta la realtà così com'è e cerca di trarne il massimo.”

***
Una lotta contro il tempo.
La sua ammissione è di una chiarezza cristallina: "Non è sfortuna, è l’età". La potenza si dissolve nella biologia. 

Un uomo che ha dominato il peso del gioco scopre che il suo corpo è un traditore.
La giovinezza è un’immagine sfocata nello specchio dello spogliatoio. 

La rabbia contro un ventitreenne è la rabbia dell’uomo che vede il proprio fallimento futuro incarnato in un altro. Sinner e Alcaraz sono i fantasmi di ciò che Djokovic non potrà più essere. 

Un cronometro che avanza. Un uomo che, pur sapendo di essere intrappolato, continua a colpire la palla e mandarla via lontano. 

"Affronta la realtà così com’è" è il salmo di chi ha visto troppi inverni. La sua voce è un requiem per la propria leggenda. 

La crudeltà del tempo è nella sua semplicità. Non serve scriverlo a due voci: il corpo cede, punto. L’accettazione è un diario strappato. 

La logica del declino è inesorabile. Ma la grandezza di Djokovic sta nel tentativo di risolvere un’equazione senza soluzione: come essere immortale in un corpo mortale. 

La sua frustrazione è la prova di un complesso di inferiorità rovesciato. Chi è stato il Re ora deve lottare per non diventare lo Spettro. L’unica compensazione possibile? Trasformare la resa in eleganza. 

L’anima non invecchia, ma si trasforma. Forse Djokovic sta solo diventando qualcos’altro. Un atleta senza più ali è ancora un uomo.

Ci si aggrappa all’idea di "vincere". Ma la partita più grande non è contro Sinner o il tempo, è contro se stesso. Finché lotta, perde. Quando smetterà, forse scoprirà che il tennis era solo un gioco, e la vita un respiro. 

Ps
Vale per tutti.

(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 7/25)

#memoriediunamore
#MIPLab



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