Il pontile di legno scricchiolava sotto i suoi piccoli piedi nudi, l’acqua del lago luccicava, milioni di frammenti di specchi, e Giammi, 8 anni, si sentiva felice.
Aveva nuotato con mamma e papà, fatto a gara con gli amichetti a chi teneva il fiato più sott’acqua e poi, mentre si asciugava al sole, aveva visto un pesciolino piatto, con le squame che sembravano dipinte da un artista pazzo: arancione, azzurro, un tocco di verde smeraldo.
Nuotava lento, tranquillo, e Giammi si era chinato all’orlo del pontile per sussurrargli:
"Sei bellissimo."
Lui, come se lo avesse sentito, aveva fatto un guizzo, un salto, e poi era sparito tra le ombre dell’acqua.
Giammi aveva riso, contento che esistessero creature così libere.
Poi era arrivato un ragazzo grande, con la faccia da sbruffone e una lenza in mano. Rideva forte, e tirava fuori dall’acqua pesciolini terrorizzati solo per farli penzolare un attimo in aria e poi buttarli di nuovo dentro.
"Guarda come fanno con la bocca, sembra che parlano!" urlava alle ragazze sedute poco lontano, che lo guardavano con occhi annoiati.
Giammi si irrigidì.
"Smettila," gli aveva detto, ma la sua voce era piccola, e lo sbruffone non lo aveva nemmeno guardato.
La lenza si era tesa, e quando l’aveva tirata su, c’era lui.
Il suo pesciolino colorato.
Si contorceva, la bocca spalancata in un urlo muto, gli occhi pieni di terrore.
Il ragazzo aveva riso, lo aveva mostrato alle ragazze come un trofeo, e poi aveva strappato via l’amo con un gesto brusco.
Il pesciolino era caduto sul legno, aveva fatto un ultimo sussulto, ed era rimasto immobile.
Poi, il ragazzo, con un calcio, lo aveva ributtato in acqua.
Giammi ero rimasto lì, con le mani che tremavano e qualcosa di grosso e doloroso che gli saliva in gola.
L’acqua si era richiusa sopra di lui, e lui sapeva che là sotto, adesso, il suo pesciolino colorato giaceva, con il corpo pieno di colori che non avrebbe più nuotato da nessuna parte.
Giammi si buttò in acqua senza pensarci. Lo trovò subito.
Lo prese con le mani a coppa, delicatamente, come si fa con le cose preziose.
Con le lacrime che gli scendevano giù per il naso, Giammi cercò foglie larghe, alghe morbide.
Gli fece un lettino, lo avvolse, e poi, sull’erba dietro la riva, scavò una buca con le dita.
"Mi dispiace," gli sussurrò.
"Mi dispiace che ti hanno fatto male."
Poi lo coprì di terra, sassi e foglie di magnolia.
Mentre il sole calava e i suoi genitori lo chiamavano, Giammi fece una promessa, forte, dentro di sé:
Cambierò il mondo.
Non so ancora come, ma lo farò.
Perché nessun essere vivente morire per colpa di qualcuno.
E quando sarò grande, ricorderò sempre questo pomeriggio, e farò di tutto perché nessuno si senta mai più così solo e indifeso come quel pesciolino. Come mi sono sentito io.
(A. Battantier, Memorie di un bambino, Memorie di un amore, Mip Lab, 7/25)
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