"L’astronomia ci ha insegnato che non siamo il centro dell’universo, come si è pensato a lungo e come qualcuno ci vuol far pensare anche oggi. Siamo solo un minuscolo pianeta attorno a una stella molto comune." (Margherita Hack)
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Ripassare Fisica con un adolescente aiuta a ricordare che non siamo il centro dell’universo. Meno male. Immaginatevi la pressione: dover essere perfetti, luminosi, il faro della creazione… e invece no, siamo solo un puntino su un grafico a torta cosmico. Dio deve averci guardato e detto: ‘Vabbè, tanto ormai li ho fatti, che ci restino’."
E pensare che c’è ancora chi crede che il Sole giri attorno al proprio Ego.
Se solo sapessero che siamo meno importanti di un granello di polvere nell’immensità universale… ma no, loro sì, loro contano, loro hanno il destino del mondo in mano.
Ieri sera guardavo il cielo.
Un minuscolo pianeta attorno a una stella molto comune. Siamo la provincia dell’universo. La periferia. Il posto dove neanche gli alieni fanno turismo. ‘Andiamo su Terra?’ ‘No, caro, ho sentito che c’è caldo, traffico, smog e governanti corrotti. Meglio Alpha Centauri, lì almeno hanno il trasporto pubblico puntuale’.
Ma allora perché ci comportiamo come se fossimo i padroni del condominio galattico?
Abbiamo già ammazzato metà delle specie qui, inquinato l’aria, spaccato l’ozono… e ancora ci crediamo esseri speciali.
Eh no, non siamo al centro di un bel niente, viviamo su un sassetto che vaga nel vuoto, e l’unico senso che abbiamo è quello che ci inventiamo.
Che liberazione! Finalmente possiamo smettere di prenderci sul serio. Peccato che invece ci siamo costruiti un sistema economico basato sul far finta che tutto questo non sia vero. Il capitalismo è l’oppio dei popoli… ma senza la scusa della divinità.
L’astronomia ci ha fortunato derubato della nostra centralità, ma possiamo provare a ridefinire umilmente il nostro posto nel mondo. Non più dominatori, ma partecipi di una rete complessa.
L’amore, in questa prospettiva, non è più un dramma cosmico, ma un fragile gesto tra esseri temporanei. E forse è proprio questa la sua bellezza: la sua inutilità sublime.
Amare, nonostante tutto. Scrivere versi su un granello di polvere cosmica.
L’inferiorità dell’uomo rispetto all’universo può essere trasformata in slancio creativo. Il senso della vita? Costruire legami che ci rendano più forti della nostra insignificanza.
Non cerco il centro, cerco legami. Forse siamo qui per immaginare un futuro che vada oltre la nostra individualità, per diventare coro, non solisti.
La razionalità ci ha mostrato il nostro posto nell’universo. Allora possiamo lasciare andare ogni ricerca di senso imposto. Il futuro è ora, e si costruisce nell’ascolto, nel silenzio condiviso tra esseri umani. Su questo granello di polvere, abbiamo tutto ciò che serve: l’altro.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Mip Lab, 7/25. Dedicato a Peo Panizzolo)
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