La morte è il punto dolente. La società ti prepara a tutto: a pagare le tasse, a fare la fila, a digerire il cibo spazzatura. Ma alla morte no, soprattutto se sei giovane. "Eh, hai tutta la vita davanti!" E invece no, a volte hai solo una macchina che non frena.
Ci insegnano a usare il preservativo, a non parlare con gli sconosciuti, a masticare bene. Ma nessuno ci dice: un giorno smetterai di esistere, e potrebbe essere oggi.
Quando arriva troppo presto, sembra uno scherzo di cattivo gusto. Dio ha un senso dell’umorismo discutibile.
La morte da giovani, non puoi prepararti perché non ci credi, e non ci credi perché non puoi prepararti.
È un vuoto che ti sbatte in faccia l’assurdo del tutto.
La morte non la vedi, ma ti consuma. I giovani la incontrano negli schermi, nei videogiochi, ma mai nella realtà. Finché la realtà non bussa. E quando bussa, è un attimo. Un attimo che stravolge tutto.
Il peso della morte ci inchioda alla verità. Non c’è mai vita abbastanza.
Forse dovremmo parlare di morte ai bambini, invece di nasconderla. Renderli partecipi del mistero, non complici della negazione. La razionalità ci direbbe di accettarla. Ma l’uomo non è razionale. La morte è parte della vita. Finché la temiamo, non viviamo davvero.
(A. Battantier, Memorie di un amore, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 7/25)
#memoriediunamore
#memoriediunadolescente #MIPLab