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LA JIPPACCIA (E UN AMORE IMPROBABILE)

"Ci conoscemmo in Corsica, 6 giorni splendidi nella mia camper-jeep. 
Tornammo insieme a Nei, il micino trovato in riva al fiume.
Quando la riaccompagnai a casa, lei insistette per presentarmi ai suoi, così com'eravano, in costume da bagno. 
Io dissi: 
"Sicura? Già siamo arrivati in jippaccia, non conviene darci una ripulita e…". 
"Vedrai sono alla mano, dai sali!". All'ingresso, c'era una specie di anticamera ch'era come il mio monolocale. 
Sua madre, una volta ricevuti dalla cameriera, mi apparve subito un poco sostenuta. 
Anzi, mi guardò schifata, da quella poltroncina che sembrava un trono. Si arrivò presto all'epilogo quando il padre, elegante in blazer, nonostante fosse pomeriggio e, soprattutto 38 gradi, mi attaccò con veemenza: 
"Ma lei giovanotto non si vergogna!!? I miei mozzi in barca vestono con maggiore accortezza e senso del pudore". 
Io, imbarazzato, sudavo.
Ma pensavo a lei, avrei pure retto, solo per lei. 
Ma...aspettate, le cose sono come sembrano solo all'inizio di una storia. 
Lei, infatti, per spezzar quella tensione, se ne uscì rivolta unicamente ai suoi, con me consapevole immantinente d'esser stato insipiente strumento nelle mani sue: 
"Avete visto? Fate tanto i moderni e non vi va bene neanche questo poveraccio. Figuriamoci Thomas!!! Ecco perché non lo vedrete mai". 
E poi, rivolta a me: 
"Grazie Marco, sei stato carino a passare!". 
Allora io, rinvigorito nella dignità, mi squadrai la bella famigliola e dissi: 
"Carino? Grazie?? Ma grazie al cazzo!!! Ma schiattatevi  tra voi ipocriti, deficienti borghesi". Sbattei la porta e mi diressi alla jippaccia.
Pisciai dentro un antico vaso della madre, ci può stare come finale". 

(A. Battantier, Memorie di un amore, 2004, MIP LAB 3, RM,  FedeBe, 30 anni)

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