Passa ai contenuti principali

Lo Tsunami della mente: storia di un Attacco di Panico (Massimo)

Prima dello tsunami stavo bene? Certo che no, ero stressato come pochi.
Mia moglie sempre più lamentosa che mi sembrava l'asinello Ih-Oh di Winnie the pooh, avete presente l'asinello di pezza sfigato? Per non parlare del lavoro, 3 ore di traffico tutti i santi giorni e quell'ufficio con le stanze sempre più piccole e le pareti che lentamente mi cercavano per schiacciarmi. E no cazzo, mica sono un pezzo di formaggio dentro a un toast!!
All'inizio non lo vedevo lo stress, a dire il vero non lo vedevo neanche dopo gli attacchi, perché ci vuole tempo per vedere il tuo stress: noi siamo sempre bravi a vedere la sofferenza degli altri, ma la nostra no.
Quando arriva lo stress e ti sovraccarica il cervello, dovresti staccare, e invece uno con l'incoscienza del coglione non molla e va avanti, avanti, come una macchinetta, un robottino.
Il corpo mio i segnali me li mandava, eccome. Respiravo male, mi sembravo un sub in apnea, e poi il cuore che iniziava a traballare. Quando ho avuto il primo ho avuto la mazzata. Perché da allora mi sono messo in all'erta come una sentinella, la piccola vedetta lombarda del mio stato d'ansia.
E' talmente chiaro che se stai attento a tutti i segnali, prima o poi qualcosa lo senti, e allora, la catastrofe è dietro l'angolo.
Più sto male e più penso di star male. Ma è vero anche il contrario. Fate voi, perché tanto come la giri la giri, il panico è un'isola che non esiste eppure ci vai a vivere fintanto che non vieni spazzato dallo tsunami.
Il consiglio: Ragazzi, staccate la spina finché siete in tempo. Chi cazzo ve lo fa fare di schiattare per un lavoro infame? Meglio 300 euro di meno, credetemi. Basta non comprarsi il macchinone e avete recuperato in salute.
Va male con la moglie? Cercate di capire cosa si può fare. Ma mica a tutti i costi.
Avete un desiderio? E' realistico? Cercate di realizzarlo.
E se non è realistico (capirai io volevo fare di tutto e di più e adesso fotografo gli insetti e basta!), scendete da cavallo e cambiate sogno. C'è sempre un sogno che ci aspetta.
Un abbraccio

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e