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ADDIO NARCISO. NARCISISMO, MURO DEL PIANTO E SALICI RIDENTI

    ADDIO NARCISO. NARCISISMO, MURO DEL PIANTO E SALICI RIDENTI. "Ho capito molte cose conoscendoti. Hai sofferto da piccolo, ti hanno ferito, bastonato, non considerato. Ti sei sentito una merda, e allora hai reagito a modo tuo, caricandoti da solo l'IO di energia. OK. Ma quello che ho capito, a spese mie, è che tu l'energia la prendi da noi che te la diamo. E non ti basta mai. Ci asciughi fino all'ultima goccia di energia e poi ci butti come una cosa vecchia, una pila esausta. Poiché, chi dona tutta la sua energia senza ricaricarsi, almeno un po', alla fine va per spegnersi. Hai preteso, giorno dopo giorno, di manipolare la mia centrale di energia. Ma io te l'ho concesso. È stata mia la colpa. Pensavo di essere una fonte inesauribile? Oh che folle illusione! Mi analizzavo da tempo, e continuavo a non capire. Sapevo essere severa e intransigente, mi assolvevo pensando di aver dato tutto il mio amore a lui. Ho cercato sul vocabolario 'NARCISISMO', e poi ho confrontato la definizione con quest'uomo. Sto imparando a cercare amore in chi mi merita. In alternativa avrei potuto continuare così, in attesa del brevetto NM: Narcisista Masochista. Ovvero, è possibile soffrire da santa, pretendendo l'amore che abbiamo in mente solo noi. Prima pensavo: 'Ma la mia non è via a senso unico, lui mi manda segnali per raggiungerlo'. Oh che folle illusione! Ho imparato che alle volte la segnaletica è fuorviante, ambigua, sbagliata, e a seguirla si finisce nel burrone del non senso e della follia. Perché il Narciso ha questo di bello: scompare e riappare d'improvviso quando lo ritiene opportuno, ma riesce a far credere che sia l'altro a sparire. Il Narciso ha sempre il suo quotidiano alibi perfetto. Noi possiamo anche avere ragione nella nostra realtà immaginata. Ma lui ha ragione nella sua realtà, giusta o sbagliata che sia. Anelavo alla mia realtà immaginata. E lui nel frattempo viveva sua la vita 'reale'. E poi basta lamentarsi. Si rischia di perdere tutta la leggerezza necessaria a volare su per il mondo. Andiamo oltre il muro del pianto. Scavalchiamolo e troveremo, ad attenderci, la valle dei salici ridenti". (M.Thompson Nati, A.Battantier, Vaccino N, 2007).




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LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

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CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

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(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e