VORREI. "Vorrei che gli anziani mi salutassero parlando con me del tempo e dei giorni andati. Vorrei che gli amici tuoi mi parlassero, come se amici fossimo sempre stati. Vorrei capire tutti gli sguardi dietro agli scuri e lo vorrei perché non sono quando non ci sei e resto solo coi pensieri miei ed io vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno c’è da scoprire per raccontarti e poi farmi raccontare il senso d’ un rabbuiarsi e del tuo gioire. Vorrei tornare nei posti dove son stato, spiegarti di quanto tutto sia poi diverso e per farmi da te spiegare cos’è cambiato e quale sapore nuovo abbia l’universo. Vorrei restare per sempre in un posto solo per ascoltare il suono del tuo parlare e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo impliciti dentro al semplice tuo camminare, e restare in silenzio al suono della tua voce o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso, dimenticando il tempo troppo veloce o nascondere in due sciocchezze che son commosso. Vorrei cantare il canto delle tue mani, giocare con te un eterno gioco proibito che l’oggi restasse oggi senza domani o domani potesse tendere all’ infinito". (F. Guccini, Vorrei).