Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore:
capitò nel paese degli uomini a motore.
Al posto del cuore avevano un motorino che si spegne la sera e si accende il mattino.
Al posto dei piedi avevano rotelle, le cinghie di trasmissione erano bretelle.
Al posto del naso una trombetta, per chiedere la strada e correre più in fretta.
Correvano tutto il giorno senza mai fermarsi: non avevano neanche il tempo di salutarsi.
Non scambiando mai parole né saluti, pian piano i poveretti diventarono muti.
Facevano appena appena “brum brum” e “perepè”.
E Giovannino disse: “Questo posto non fa per me”.
(Gianni Rodari)
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È una storia su un paese strano, dove gli uomini hanno motori al posto del cuore e rotelle al posto dei piedi. Vivono correndo tutto il giorno senza mai fermarsi, senza nemmeno il tempo di salutarsi o parlare. Mi ha fatto pensare a quanto la nostra vita somiglia a quella degli uomini a motore.
Viviamo in una società che corre sempre, che ci spinge a muoverci velocemente, a raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi.
Ci insegnano fin da piccoli che dobbiamo avere una carriera di successo, guadagnare tanti soldi, comprare tante cose.
Ma mi chiedo: ci serve davvero tutto quello che desideriamo?
O forse, in questa corsa continua, stiamo perdendo qualcosa di importante?
La pigrizia viene spesso vista come un difetto, qualcosa di cui vergognarsi.
Ma io penso che ci sia qualcosa di bello nel prendersi il tempo di essere pigri, di seguire un ritmo lento. È come se la pigrizia ci permettesse di tornare alla nostra essenza, di ritrovare quella serenità e armonia che ci perdiamo nella frenesia quotidiana.
L'arte, per esempio, ha bisogno di tempo.
Non si può creare qualcosa di bello e profondo se si è sempre di fretta.
Lasciarsi andare, lasciar scorrere i pensieri senza fretta, è un modo per entrare in contatto con se stessi e con il mondo (che amo).
Epperò viviamo in un'epoca in cui il tempo per l'arte è sempre meno, concentrati sul raggiungere il prossimo traguardo, fare più soldi, sembrare sempre più di successo.
Che senso ha tutto questo?
A cosa serve correre tanto se poi diventiamo nevrotici, stressati, frustrati?
Forse dovremmo capire che la vita degli uomini a motore non è per noi.
Dovremmo rallentare, smettere di correre, iniziare a vivere.
Il consumismo ci spinge a desiderare sempre di più, a voler comprare sempre di più.
Ma ogni nuovo acquisto ci rende davvero felici?
O è solo un modo per riempire un vuoto che non riusciamo a riempire?
Per me la felicità è qualcosa di semplice, che non ha bisogno di tutte queste cose.
Gli uomini a motore correvano tutto il giorno, ma alla fine erano muti, incapaci di comunicare tra loro.
Forse dovremmo prendere esempio da Giovannino Perdigiorno e dire: "Questo posto non fa per me". Forse dovremmo cercare un posto dove possiamo fermarci, parlare, ascoltare, essere presenti e non assenti.
(A. Battantier, Mip Lab, Psycho Killer, 2024, Valentina, 15 anni)
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