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FINIRE A FAR PIPPETTE ALLE MACCHINETTE

FINIRE A FAR PIPPETTE ALLE MACCHINETTE. "Vasta  operazione dei carabinieri, arresto di 38 persone affiliate ad un ex boss della Magliana. Avrebbe il controllo mafioso del settore 'gioco d'azzardo': slot machine, videolottery, giochi e scommesse on line". 

"Lo chiamano gioco. Una volta al al bar c'era il biliardino. Lo chiamano gioco. Gioco di menti malate che bramano tutto e subito non accettando la sconfitta e il più faticoso qualcosa un po' alla volta. Si sa, vince chi non gioca. Quelle macchinette sono studiate per rubarvi tutto, finanche il midollo e l'anima. Quanta solitudine, finire a far pippette alle macchinette. Scusate se sono irriverente. Noi da giovani facevamo lo stesso movimento ma era più divertente. Meglio sarebbe sedersi al bar a raccontarsi le vite davanti ad una tazza di qualcosa. Ah, già, ma devi avere qualcosa da raccontare. Oppure, al contrario, hai smesso di parlare per il troppo da raccontare. E allora dai, droghiamoci di vita fatua. Il gioco d'azzardo dovrebbe essere bandito in un paese civile. Persone a giocarsi l'anima, e dietro i concessionari a sogghignare, quelli che non pagano le tasse, spalleggiati dalle mafie. Il gioco d'azzardo è la terza entrata dello stato. Andrebbe sradicato da qualsiasi negozio sotto casa. Molte rivendite poi, non rispettano neanche la distanza minima di sicurezza dalle scuole. E le sale bingo si mangiano le librerie. E la mia vicina esce di casa per fare la spesa e torna a casa con il carrello vuoto, perché si gioca tutto. Ormai va a fare la spesa scortata dalle figlie. La signora Lia spera di arricchirsi con una botta di culo. Ma non sa che la vogliono rinchiudere in casa di cura". (Memorie di una dipendenza, A. Battantier, Umberto R, 56 anni).

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SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e