Sono sempre stata ingorda di dolci.
Il cibo non era distrazione ma affetto mancato e comunque non ha mai riempito quel vuoto che avevo dentro; pensavo fosse il male minore ed era invece sempre la stessa cosa.
Quante volte sono fuggita in questa vita, sentendomi in trappola e senza forza di lottare.
Ho bisogno d'amore, abbracci, carezze, chissenefrega la retorica del sentimento, vorrei essere smielata come un bacio Perugina…poi due, tre, 100 baci Perugina.
Ho fatto un sogno, fuggivo da mostri che mi volevano ammazzare ed io fuggendo oltrepassavo un cancello.
Era buio, solo un lampione acceso a intermittenza, tanta nebbia.
Per trovare rifugio varcai l'ingresso di una vecchia fabbrica.
Sarà che ho visto recentemente con mia figlia "la fabbrica di cioccolato", resta il fatto che questa era la fabbrica Perugina e decine di operaie si dedicavano alla preparazione dei famosi baci.
Mi prese per i capelli un guardiano, rimproverandomi perché stavo con le mani in mano.
Mi disse:
"Tu cosa sai fare?".
Io risposi:
"Mi piace scrivere…ho partecipato anche ad un concorso di poesia, sono arrivata terza ma era di quelli a pagamento…vale lo stesso?".
E mi mise ad un tavolino a scrivere frasi dei baci Perugina.
Mi passavano migliaia di cioccolatini ma non li potevo mangiare, mi arrivava una scossa se solo provavo a toccarne uno.
Dopo un po' non avevo più fantasie per scrivere quei bigliettini.
Ecco, ora sapete perché fanno schifo quelle frasi, perché dopo un po' ti passa la fantasia.
Perché è tutto complicato?
Quanto cibo serve a compensare l'affetto?
Vorrei abituarmi ad essere felice, ma prima devo capacitarmi che il rancore non serve più a molto ormai, e preparare il secondo tempo della mia vita.
La fonte della felicità sta nel mondo e non si esaurisce.
Ma devo smetterla di pensare che l'ho persa per sempre.
Il bisogno di essere amata parte dall'amore che io posso donare a me stessa e agli altri.
(Memorie di un amore, Andrea Battantier, Martina Nemesi, 2007)
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