Passa ai contenuti principali

LO ZIO GIANNI (ED ESSERE ME STESSO)

Si parla con gli amici e quello che esce sempre fuori è che tutti vogliono fare i soldi, e pure in fretta. Io non voglio fare i soldi.

Vorrei stare bene con me stesso e ho sempre invidiato mio zio Gianni (disegnatore a piazza navona) che dopo i 50 anni, per 20 ha vissuto in una tenda all'Interno del suo garage-laboratorio.
Zio Gianni è stato un uomo felice pur vivendo con l'essenziale.

Ci sono i beni materiali ma io mi chiedo: possibile che vadano a schiacciare così pesantemente i beni dell'anima?

Oggi sembra che esisti se hai qualcosa e arriviamo al colmo di una mia amica che si è fatta fare un iPhone da più di 1000€ con il papà senza lavoro. 
Lei dice: 
"Tanto l'ho preso a rate". 
E brava fessa, così lo paghi 2000€.

Troppi ragazzi hanno il terrore di passare da sfigati se non hanno certi oggetti di moda, sempre a farsi fregare da quello che altri pensano di loro. 

Come se non avessero personalità.

Sto cercando di capire cosa voglio e il consumismo allontana i pensieri più profondi e più veri sulla nostra natura interiore, sul nostro essere.

Vorrei fare il massimo per realizzare me stesso ed ho capito che la mia vita non deve essere influenzata dalle mode ma da me. 

Io sono la mia vita e voglio realizzarla, padrone di me stesso.
Serve impegno e fatica per trovare la vita. 
Serve essere liberi, smarcandosi da insicurezza e giudizi esterni. 

Va bene ascoltare i genitori ma, come da tempo ho smesso di ascoltare la chiesa, mi sono stufato di ascoltare gli esperti della vita mia. 

È difficile essere saggi, ecco perché amo la filosofia. 
Mio padre dice: 
"È roba inutile. Se ti laurei in filosofia farai la fame!". 

E va be', farò la fame, ma farò qualcosa che sento a me vicino per essere me stesso.

Mio fratello da ragazzino disegnava benissimo, voleva fare l'artistico ma  i miei non volevano. 
Risultato? 
L'anno scorso ha lasciato Economia e Commercio e non si parla ancora con i miei.

Ed ora vuole ripercorrere il percorso di zio Gianni, considerato la pecora nera della famiglia. 

Ma io credo in mio fratello, infatti lo aiuto a trovare persone per fare  ritratti e caricature.

Io non so ancora cosa voglio fare ma intanto so cosa non voglio fare e sto togliendo da me tutto quello che non voglio fare.


(Memorie di un adolescente, A. Battantier, 2022, Edo Greek, 17 anni)

Post popolari in questo blog

SPESSO IL PUNTO DEBOLE DI UNA PERSONA È SEMPLICEMENTE UN'ALTRA PERSONA

"Ci piaccia o non ci piaccia, l'Altro ha un altro Altro. Talvolta giungiamo a vederlo, ma ci vogliamo illudere che sia sempre lo stesso.  E invece è l'Altro dello Stesso.  Ma lo Stesso non è più lo stesso.  È anche qualcos'altro: l'Altro.  Questo vale anche per noi, ci piaccia o non ci piaccia". (M. Thompson Nati, Paradoxes of ego,1995) "Tu hai ciò che sei.  L'essere si può modificare.  Non farti portare dai tuoi sogni.  Conduci i tuoi sogni alla realtà del tuo essere" (Lao Bu Shem)

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO

LETTERA ALL'AMICO IMMAGINARIO. "Caro amico speciale, è da tanto tempo che ci conosciamo, e anche se ora ho quasi 30 anni, io di te continuo a fidarmi come quando avevo 4 anni. Ricordi? Avevo paura la notte, temevo il mostro Pallone, e allora, per farmi forza t'invocai, e tu arrivasti con la spada del manga mio preferito. I miei erano contenti, finalmente non dovevano più alzarsi di notte, perché tanto c'eri tu. Oddio, a dire la verità, i miei non si scomodavano nemmeno prima, ecco forse perché poi sei arrivato tu. Ti ho chiamato Ted, ma il tuo secondo nome era Guardiano. Poi alle medie diventasti Guardian e Warrior, sai, stavo imparando le lingue. Quello che mi ricordo è che io non volevo proprio che ti scoprissero, e non ne parlavo con nessuno. Sono stato bravo vero? Quando parlavo tra me e me, e mi dicevano: "Con chi parli Alfredo?". Io li fregavo sempre, rispondendo: "Parlo tra me e me", ma mica ti tradivo. Poi per fortuna ho scoperto alle elem

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE

CHI TROPPO MOLTO NULLA NIENTE. "Che poi è il problema mio. Io voglio tanto troppo e alla fine non ottengo nulla. Forse dovrei accontentarmi, ma non nel senso del rassegnato. Bu, non so. Forse quello che ho mi dovrebbe bastare per darmi la carica per andare avanti senza soffrire per quello che non ho. Insomma me sò incartato. Voglio dire, dovrei usare quello che ho per andare avanti, altrimenti resto sempre a mani vuote, con questo senso di lamentela e di tristezza che mi assale perché non ho le cose, perché non ho raggiunto me stesso. Ma me stesso eccolo, son io, son qua. Ho  problemi con il concetto di fallimento, perché tante volte mi sono trovato ad intraprendere dei percorsi. Per poi finire nei burroni del fancazzismo, nelle selve delle indecisioni perenni. Non mi ero mai chiesto però quanto dipendesse da me, e dalle mie posizioni iniziali, ovvero volere la luna senza neanche essere sceso dal letto. Vuoi qualcosa? Inizia a trovare le ciabatte, inizia a vestirti, in

Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio

(Dedicato a mio padre e al papà di Antonio Leotti) Me ne sono andato pensando all'errore di lasciare solo mio padre, Antonio Gennaro Battantier, nato a San Casciano dei Bagni, agricoltore, uomo retto e gran lavoratore. Ho cercato per anni la perfezione, seminando errori, che poi ho coltivato, cucinato e mangiato. Mio padre da me si aspettava ben altri raccolti. Mi chiamo Andrea Giovanni Battantier, psicologo in un Consultorio, e sono ossessionato da mio padre, che un bel giorno lascia tutto in campagna e si mette a cercarmi, finendo barbone. E' stata mia la colpa? Io me ne partii per rinascere uomo. Lui per morire da bambino che non fu. Mio padre che non mi parlava, e mi scriveva belle lettere con la sua penna antica. Io leggevo quei pesanti fogli e sì, mi commuovevo, ma mai una volta poi trovai il coraggio di rispondere. Io parlavo bla bla bla, e lui scriveva ccccccccccc. Io un bel giorno lo trovai sulla panca del mio Consultorio, con la barba e quel suo essere ormai sperso e