Era il 10 maggio 1534.
Jacques Cartier tocca Terranova per conto del Re di Francia Francesco I.
Obiettivo, esplorare le terre del nord America alla ricerca di presunto oro e ricchezze.
Cartier doveva "scoprire alcune isole e terre dove si dice si trovi una grande quantità di oro e altre cose preziose".
E se il buongiorno si vede dal mattino, durante una sosta alle Îles aux Oiseaux, il suo equipaggio macellò 1000 uccelli, la maggior parte dei quali grandi alche (estinto poco dopo).
Incontrò un gruppo di nativi americani (Irochesi), il capo Donnacona sorreggeva un bastone di 2 metri, i suoi uomini sorridevano mostrando accoglienza.
Cartier, per dimostrare subito chi comandasse, piantò una croce di 10 metri per rivendicare, "a diritto divino e del re", la terra per la Francia. C'era una scritta:
"Viva il re di Francia".
Comprensibile il cambiamento di umore dei nativi che ora intuivano le motivazioni di Cartier.
Lesto Cartier rapì i due figli di capo Donnacona.
Il capo degli indigeni accettò che potessero essere presi, a condizione che tornassero con merci europee per commerciare.
Il capo degli indigeni e gli indigeni tutti, fecero una finaccia, sterminati.
Donnacona fu portato con la forza in Francia dove morì nel 1539.
Cartier portò in Francia anche altri irochesi, dopo averli rapiti in occasione di feste dei francesi, esibiti come oggetti di trofeo.
Nessuno è mai tornato nelle Americhe.
Quando Cartier ritornò raccontò agli Irochesi che Donnacona stava vivendo come un re in Francia e non aveva nessuna voglia di tornare a casa.
Regalò agli indigeni, un poco perplessi, delle perline colorate.
(A. Battantier, Memorie di un adolescente, La storia di Cartier, 2007)
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