BLATTEN (Ora c’è un bellissimo lago, tra le pieghe di un disastro annunciato. La natura non ci vendica: ci ricorda)
Celebriamo oggi la fondazione del Lago della Disperazione, già noto come comune di Blatten. Una frana, un crollo glaciale, un nuovo specchio d’acqua e noi, sempre a sorprenderci, come se fossimo spettatori innocenti e non registi collusi.
La natura non ci vendica: ci ricorda. Ma noi continuiamo a comportarci come se la realtà fosse un’opinione. Il problema non è il ghiaccio che si scioglie, ma il pensiero che si fossilizza.
Ora c’è un lago!
Immaginate i cartelli: “Blatten Beach, dove puoi fare il bagno nelle lacrime della tua specie!”
Abbiamo scaldato il pianeta a suon di SUV, crociere e carne d’allevamento. Ghiacciai nudi, montagne scollate, ora la Terra presenta il conto.
La natura non è in pericolo. Siamo noi che ci stiamo estinguendo e le daremo pure un poco di fastidio mentre ce ne andiamo.
Blatten era un villaggio. Ora è un lago. Prossimamente Venezia diventerà barriera corallina.
L’umanità si preoccupa per il clima? No. Si preoccupa per l’aria condizionata (Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?)
Pensiamo di essere indispensabili. La Terra ci ha già tollerato abbastanza. Lei si riprende, noi no.
E mentre i ghiacciai collassano, ci propinano l’algoritmo dell’emergenza climatica. “Scopri il tuo livello di rischio con questa app!”. Ma senza cambiare stile di vita. Le multinazionali conoscono ogni nostro spostamento, ma non riescono a capire che senza ghiacciai non c’è futuro.
La biosfera non è una piattaforma eppure, viene trattata come se fosse un’interfaccia da monetizzare.
Con Blatten la natura si scrolla di dosso l’arroganza dell’architetto umano. Pensavamo di poter costruire eternità sull’instabile.
E intanto abbiamo perso il senso del “sacro”. L’arte, la poesia, l’eros della montagna…tutto ridotto a spot pubblicitario.
Ma la montagna ha risposto: “Non sono un fondale.” E si è lasciata andare. Per ricordarci che la bellezza può anche uccidere.
Il rapido aumento della temperatura globale negli ultimi decenni è avvenuto a un ritmo senza precedenti negli ultimi millenni.
Il cambiamento climatico è una realtà e le attività umane ne sono la principale causa.
Ricordo da piccolo, fine anni '70, i ghiacciai perenni sulle Dolomiti. A luglio giocavamo con gli scarponi a palle di neve, ora i ghiacciai sono scomparsi. Ed è aumentata l'intensità degli eventi meteorologici estremi.
Ora che i ghiacciai si sciolgono, mi chiedo: cosa resta? Forse dovremmo andare tutti in analisi collettiva. Ma sarà lunga. Tipo 12.000 anni. E comunque il lettino sarà sommerso entro il 2030.
Una frana seppellisce un paese e ci fa un lago. E la stampa titola: “La natura ci regala un nuovo paradiso.”
Sì, certo. Come dire che la morte è un’ottima dieta. Il cinismo è diventato strategia comunicativa.
Sotto sotto, sappiamo che Blatten è solo il trailer. Il film vero sta arrivando. Titolo provvisorio: “Estinzione. Una produzione umana.”
Non c’è catastrofe naturale che non sia stata prima una decisione politica, economica o culturale. Il disastro di Blatten non è solo il collasso di un ghiacciaio, ma la resa dei conti con un modello di sviluppo che considera il limite come un fastidio da superare. Ora c’è un lago, sì. Ma non è un miracolo. È una tomba liquida.
Abbiamo svenduto il permafrost per un selfie col ghiacciaio morente.
Abbiamo trasformato le Alpi in un esperimento di autodistruzione poetica.
E ora, mentre il lago luccica sotto il sole, l’ultimo abitante di Blatten galleggia in mutande, aggrappato a un pezzo di tetto.
L’acqua è solo l’inizio. La prossima volta sarà fuoco. E anche quello, statene certi, sarà un bellissimo incendio.
(A. Battantier, Italien Néandertalien, Frammenti per l'Apocalisse, Mip Lab, 5/25. pH. Alessandro Ghezzer)
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