C’era una volta una farfalla che si svegliò un mattino senza colori. Le sue ali, che un tempo brillavano come vetrini sotto il sole, erano diventate trasparenti, leggere come il respiro.
All’inizio pensò di aver sognato, ma poi vide il riflesso nell’acqua di una pozzanghera: non c’era più il giallo del limone, né l’azzurro del cielo, né il rosso dei papaveri. Solo due veli chiari che tremavano nell’aria.
“Devo cercarli, i miei colori”, disse la farfalla. “Forse li ho persi in giro per il mondo.”
Così partì. Volò verso un melo in fiore e chiese:
“Avete visto il mio rosa? Era il più delicato che avessi.”
I petali si agitarono al vento: “Forse è rimasto tra noi, ma guarda meglio: non ti sembra che, per un momento, tu sia ancora rosa come noi?”
La farfalla guardò, ma il riflesso nell’acqua non era cambiato.
Allora incontrò uno scoiattolo che, con la coda arruffata e un nocciolo nella zampa, le disse:
“Perché ti agiti tanto? Le farfalle vivono un giorno soltanto, o forse due. Non farai in tempo a girare tutto il mondo.”
La farfalla si fermò. Un giorno soltanto? Come poteva trovare i suoi colori in così poco tempo?
Abbassò le ali, scoraggiata. Ma proprio allora una coccinella, piccola come una goccia di rugiada, le si posò accanto.
“Se hai un solo giorno”, disse con voce calma, “allora basta anche un solo colore. Non serve tutto il mondo: cerca dentro ciò che hai già vicino.”
La farfalla rimase in silenzio. Sentì il calore del sole sul dorso, e in quel calore riconobbe un giallo luminoso. Lo accolse, e il giallo tornò sulle sue ali.
Poi il vento la sollevò e portò con sé un po’ d’azzurro del cielo. L’azzurro si posò accanto al giallo, e le ali si accesero di un verde nuovo.
La farfalla rise. Non erano i colori di prima, ma erano vivi. Ogni incontro le regalava un colore diverso: un rosso dai papaveri, un viola dai lillà, un arancio da un tramonto che spuntava dietro le colline.
Così, senza correre, senza cercare lontano, in quel solo giorno la farfalla raccolse più colori di quanti avesse mai immaginato.
E quando la sera scese, non aveva paura. Perché sapeva che, finché qualcuno avesse ricordato la sua danza tra i fiori, quei colori non si sarebbero mai persi.
E ancora oggi, se osservi bene, nei giardini non troverai mai due farfalle uguali: ognuna porta sulle ali i doni che ha ricevuto in quel suo unico, meraviglioso giorno.
(A. Battantier, Memorie di un bambino, Memorie di un animale, Memorie di un amore, Mip Lab, 2016)
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